BUSSANO ALLA PORTA (Knocking at the cabin, USA/CHI 2023)
Di M. Night Shyamalan
Con DAVE BAUTISTA, JONATHAN GROFF, Ben Aldridge, Kirsten Cui.
HORROR/ FANTASCIENZA
Nel bosco in cui la piccola Wen è intenta a catturare grilli per una ricerca scolastica, giungono quattro sconosciuti, due uomini e due donne, che hanno l'aria grave e poco rassicurante: la bambina si rifugia nel cottage in cui ci sono i due genitori che l'hanno adottata, Eric e Andrew, ma nonostante il fatto che i tre si barrichino all'interno, i quattro portatori di non lieta novella entreranno, e metteranno i due adulti di fronte ad una questione etica e pratica maledettamente ardua. M. Night Shyamalan, per la prima volta, trae un suo film da un soggetto non suo, adattando il romanzo "La casa alla fine del mondo" di J. Tremblay, uscito pochi anni fa: è di scena un'Apocalisse prossimissima ventura, e i quattro personaggi che arrivano a spazzare via la pacifica quiete della vacanza della famigliola divengono dei neo-Cavalieri di tale distruttivo evento. Cupo e teso dall'inizio del racconto, nel quale i primi e primissimi piani spingono lo spettatore a provare una pressione ben congegnata, il film non è esente da pecche, come una certa prevedibilità di fondo, sia nello svolgersi del racconto, sia della finalizzazione dello stesso, però girare tutto un film, in pratica, appena fuori e dentro a un cottage non è semplice, e soprattutto far montare la suspence come si deve lo è ancora meno, per un regista. Guardando agli ultimi lavori di Shyamalan, tuttavia, è evidente un salire di livello sull'ottica con cui il suo cinema guarda alla realtà e la interpreta, con una vena politica ambigua: se "Glass" si chiudeva con una rivelazione sul mondo virtuale che poteva lasciare perplessi ( è quello che può cambiare in meglio il pianeta? Ma ne siamo sicuri?), e "Old" finiva con un monito preoccupante sul potere di chi sperimenta e crea farmaci ( che dopo la pandemia Covid sapeva un bel po' di filosofia no vax, diciamolo), qui ci si trova su un crinale rischioso. E cioè, se da un lato forse l'intenzione del regista era sottolineare che non è più tempo di pensare solo alla pace indotta dal benessere dell'Occidente che poco altruisticamente guarda di rado ai disastri che altrove accadono regolarmente, dall'altra serpeggia una retorica religiosa dai contorni ultra-conservatori ( un po' come la serie "Manifest" ) che nel 2023, oltre che obsoleta, appare anche come allarmante. Nel cast, scelta notevole quella di assegnare a Dave Bautista il ruolo di un riluttante portatore di disgrazia e morte, e ancor più curiosa, quella di affidare all'ex compare di Harry Potter, Rupert Grint, il personaggio più fragile ed insieme respingente.
Nessun commento:
Posta un commento