mercoledì 30 dicembre 2020
martedì 29 dicembre 2020
lunedì 14 dicembre 2020
Se negli anni dai Trenta ai Cinquanta del secolo scorso alcune commedie a sfondo sentimentale si svolgevano in redazioni di giornali, dal decennio successivo, spesso abbiamo assistito a scaramucce, bizze e dispetti tra uomini e donne in studi televisivi: può darsi che d'ora in poi certa commedia, soprattutto di matrice americana, scelga di sfruttare un'ambientazione virtual-social, ma data la potenziale evanescenza dell'ambiente, può darsi che i tempi non siano ancora maturi. In "La dura verità" sono di scena una producer televisiva, appunto, ed un conduttore macho di una trasmissione che regolarmente bacchetta, anche volgarmente, le donne d'oggi, ma ha un innegabile successo di audience: accade quindi che il network per cui la giovane manager lavora assoldi il tipo, e i due si ritrovino a collaborare, seppur a denti stretti. Nonostante lei abbia stilato un prontuario di come dovrebbe e non dovrebbe essere un uomo che vuole al suo fianco, e l'aggressivo ( ovviamente lo è meno di quanto voglia sembrare) maschio alfa non corrisponde per niente, mentre invece il giovane e belloccio medico, vicino di casa della co-protagonista sarebbe decisamente l'uomo ideale, ma... Non serve essere un appassionato di cinema, brillante e no, per capire con larghissimo anticipo come andrà a finire la storia, anche perchè è legge quasi tacita che in questi contesti gli opposti si attraggano come non mai. Con gli adeguamenti sboccati di oggi, "The ugly truth" non dice alcunché di nuovo sulla guerra morbida tra i sessi, e se la regia di Robert Luketic appare abbastanza convenzionale, a sorpresa la cosa migliore di una pellicola abbastanza scontata e di poco conto è la discreta alchimia tra i due attori principali: se Katherine Heigl, che comunque non è diventata poi la star che ha avuto l'occasione di divenire dalla metà del primo decennio degli anni Zero, ci mette brio, Gerard Butler è più in palla di diversi altri ruoli che lo hanno visto testosteronico protagonista. Qui, perlomeno, fa notare che non si prende granchè sul serio.
domenica 13 dicembre 2020
domenica 6 dicembre 2020
Già portato sul grande schermo da Don Siegel nel 1971, il romanzo di Thomas P. Cullinan "A painted devil" uscito nel 1966, trova nuovo adattamento in questo remake diretto da Sofia Coppola, presentato a Cannes nell'edizione 2017: la tragica parabola del soldato nordista raccolto dopo essere rimasto ferito dalle "superstiti" rimaste ad occupare un collegio femminile, che si ritrova in breve tempo oggetto del desiderio di buona parte delle presenti, e successivamente, forse anche per aver acceso troppe micce nelle occupanti il collegio, finisce in un vortice di sofferenza, da una brutta caduta, all'amputazione di una gamba, fino a cadere in una trappola inesorabile ordita da coloro che lo avevano inizialmente soccorso. Sceneggiato e diretto dalla Coppola, ripercorre in maniera piuttosto fedele la linea dell'originale siegeliano, che fu una delle prime occasioni per il grande pubblico di poter vedere il duro Clint Eastwood in un ruolo più sfaccettato di quelli che lo avevano portato al grande successo: mutano alcune cose, e soprattutto il finale, che nella versione del 1971 inclinava più ad un'impronta inquietante, ai limiti dell'horror, alludendo al sacrificio finale quasi come ad un rituale non nuovo, nè definitivo. Benchè a rischio di accusa di misoginia, in realtà anche questa versione 2017 sottolinea più che altro come i repressi istinti, sessuali o di crescita che siano, portino ad una complicità malata nel conservare uno status che, comunque, in qualche modo, rende privilegiate le fanciulle al centro della storia. Sofia Coppola, oramai un nome che si è "liberato" dal peso dell'eredità paterna, ritrova i limiti che non la promuovono mai del tutto, riuscendo sempre a smorzare i crescendo che amplierebbero la forza drammatica o comunque narrativa dei suoi lavori: detto questo, è il suo lavoro più convincente dai tempi di "Lost in translation". Nel cast, oltre ad un ruvido e smarrito Colin Farrell, buone le prove di un'algida Nicole Kidman, una trattenuta Kirsten Dunst, ed una falsamente ingenua e contraddittoria Elle Fanning.
lunedì 30 novembre 2020
giovedì 26 novembre 2020
lunedì 23 novembre 2020
mercoledì 4 novembre 2020
venerdì 30 ottobre 2020
giovedì 29 ottobre 2020
MAGIC NUMBERS- Numeri magici
( Magic numbers, USA 2000)
DI NORA EPHRON
Con JOHN TRAVOLTA, LISA KUDROW, Tim Roth, Michael Rapaport.
COMMEDIA/NOIR
La combutta tra un conduttore di una trasmissione sul lotto e una squinzia anch'essa bazzicante gli studi televisivi per una supertruffa legata alla conoscenza dei numeri vincenti genera una serie di situazioni potenzialmente pericolose, perchè le cifre in ballo sono molto alte,e tizi di malaffare, tra allibratori e tirapiedi che usano le maniere forti per riscuotere, sono molto interessati.... "Magic numbers", che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere uno dei maggiori successi della stagione 2000/01, fu invece un bel capitombolo che azzoppò le carriere di molti nomi: dalla regista Nora Ephron, proveniente da una decade di trionfi ( ma perchè una che nasce sceneggiatrice si mette a girare un copione così senza accorgersi che non funziona nulla come dovrebbe?), ai due protagonisti John Travolta e Lisa Kudrow, l'uno al declino della terza fase di una carriera segnata da picchi e cadute, l'altra luminosa in tv ma al cinema mal servita, fino ai comprimari Tim Roth, Michael Rapaport, Bill Pullman e Michael Moore (sì, proprio lui, che due anni dopo avrebbe vinto l'Oscar per il documentario "Fahrenheit 9/11"). Una commedia che dovrebbe essere leggera e giocare con la suspence del noir, ma si risolve in un pastrocchio senza capo nè coda, senza battute divertenti, che arriva pure ad essere noiosa nella presunta sequenza di fallaci colpi di scena. Caduta meritatamente nel dimenticatoio, non giustifica mai il probabilmente sostanzioso investimento compiuto per metterla insieme. Altro che numeri magici....