BABY DOLL- La bambola viva
( Baby Doll, USA 1956)
DI ELIA KAZAN
Con CARROLL BAKER, KARL MALDEN, ELI WALLACH, Mildred Dunnoch.
COMMEDIA/DRAMMATICO
Da un testo di Tennessee Williams, scrittore e drammaturgo degli scandali nell'America bacchettona della prima metà del secolo scorso, intitolato "Ventisette vagoni di cotone", un film del genere che oggi andrebbe nella categoria "dramedy", quindi mescolando tonalità leggere ad alte più serie, che fece indignare varie persone, soprattutto se d'animo conservatore o legate al clero più retrivo. Al centro del racconto la sposina giovane e dall'atteggiamento bamboleggiante ("Bambola" nella versione italiana) Baby Doll, che dette il nome poi al capo d'abbigliamento sfoggiato dalla protagonista per la maggior parte del tempo: sposata ad un uomo più vecchio, in odor di fallimento economico e dalle evidenti frustrazioni sessuali ( il film comincia con l'uomo che spia da un buco nel muro della propria abitazione in malora la giovane moglie dormiente, che non gli si concede), viene corteggiata avidamente da un rivale in affari del marito, la cui passione la renderà donna. In un contesto di ordinario squallore del Sud accaldato tipico dei racconti di Williams, un gioco delle parti che si svolge perlopiù nell'abitazione della coppia mal imbastita, o negli immediati dintorni, con tragedia sfiorata verso la fine. Rispetto a "Fronte del porto" questo è un'opera che ha subito maggiormente i segni del tempo, ma è una particolarità frequente in lavori che toccano temi che riguardano i presunti tabù in auge negli anni in cui vengono realizzati. Qui si parla di una sessualità repressa, che può guastarsi se auspicata nel modo sbagliato, ma fiorisce se si usano gli strumenti giusti, al punto da dare una svolta, in meglio. Malden ritorna a farsi dirigere da Kazan senza timore di dar corpo ad un personaggio quasi ripugnante, vile, prepotente, immaturo e ridicolo: gli esordienti Baker, nel ruolo della vita, e Wallach, qui nella sua interpretazione forse più misurata, danno il meglio sotto la conduzione di uno dei più grandi direttori d'attori del cinema di sempre, ed esordisce anche Rip Torn nel breve ruolo di un dentista. Il finale, come è giusto che sia, se si vuol parlare seriamente di certe tematiche, in dati periodi, si risparmia soluzioni illusorie, chiudendosi su un'incertezza che vede, comunque, le donne non al riparo dall'oscurantismo domestico di culture volte sempre all'indietro.
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