lunedì 4 giugno 2018

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L'ANTICRISTO ( I, 1974)
DI ALBERTO DE MARTINO
Con CARLA GRAVINA, Mel Ferrer, Arthur Kennedy, Valentino Orsini.
HORROR
Neanche si era spenta la fragorosa eco dell' "Esorcista" nelle sale, che in fretta e furia venne messa su questa imitazione italica, in cui la figlia maggiore di un rappresentante dell'aristocrazia romana ( forse nera, ma il film non è molto eloquente in questo senso), impossibilitata a camminare dalla preadolescenza, dopo un incidente, si rivela posseduta dallo spirito di un'antenata, che come lei si chiamava Ippolita, e fu mandata al rogo come strega. La pellicola si apre su un santuario ciociaro, dove un nugolo di disperati che si dicono invasati viene portato dai parenti per liberarli dall'influenza del Maligno: uno di loro si getta giù da un'altura, e pure la protagonista torna molto sconvolta dalla visita. E' solo l'inizio di una serie di brutture repellenti e di una spirale di orrore che vedrà la tapina soggetta a accelerazioni isteriche, ributti di bave di ogni colore, turpiloqui infervorati, cambi di voce e di personalità, e una libido sempre più manifesta, soprattutto quando è inopportuna. Le verrà in aiuto uno psichiatra, ma lo zio alto sacerdote ha altro in serbo....
Come film in sè, "L'Anticristo" non è neanche dei più peregrini, in quanto horror con effetti speciali goffi, ma all'avanguardia per gli anni in cui fu girato, e fino ad un certo punto il lungometraggio si fa seguire emanando anche una giusta tensione, dipingendo il personaggio principale come una schizofrenica straziata dalla solitudine, dalla malinconia e dal non saper dare una svolta alla propria esistenza. Poi, soprattutto nella seconda parte, la voglia di sconcertare e di colpire allo stomaco lo spettatore prende la mano a De Martino, e tra rospi decapitati ( si vuol sperare che sia finto...), rituali in cui è previsto leccare le terga ad un caprone ( per fortuna la macchina da presa riprende da lontano...), spruzzi di bile e vomito, e oggetti che volano, il film sbanda e approda ad un finale cattoconservatore al limite del reazionario, che inciampa nel ridicolo. La povera Carla Gravina, tra boccacce invereconde, sussulti e spasmi, si mette stoicamente al servizio della regia, i due hollywoodiani Mel Ferrer e Arthur Kennedy adoperano un compassato mestiere nelle loro interpretazioni, Anita Strindberg offre il proprio fascino, Alida Valli è assurdamente doppiata, e Remo Girone fa il suo esordio nel ruolo del fratello di Ippolita: il migliore in scena è il pacato Valentino Orsini, nel ruolo dello psichiatra che a un certo punto dichiara la propria resa. Successo di pubblico all'uscita, oggi è un titolo di culto, ma visto da non molti. 

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