giovedì 31 marzo 2022


 
PROMISES ( Promises, I/F 2021)

DI AMANDA STHERS
Con PIERFRANCESCO FAVINO, KELLY REILLY, Jean Reno, Kris Marshall.
DRAMMATICO
Nella sequenza dei titoli di testa, una donna e un uomo (Kelly Reilly e Pierfrancesco Favino) escono da un locale senza parlare, per congedarsi davanti a un taxi che porta via lei. "Promises" racconta un amore che dura quasi una vita, ma non si concretizza mai. Il protagonista, commerciante di libri venuto su in una famiglia abbiente, ha un'esistenza attraversata da diverse sventure: il padre morto annegato nel tratto di mare di fronte alla villa di famiglia, la ragazzina che era il primo amore muore suicida, e via enumerando diverse brutte cose, per incontrare ad una festa la bella donna che abbiamo visto nella scena iniziale. I due avviano un gioco di seduzione, sebbene già impegnati, e gli incontri saranno tanti, nel corso della loro esistenza, con lui che si perde nello struggimento di un amore non realizzato, e lei che, a un soffio dall'approccio, sembra sfuggire. Diretto e scritto da Amanda Sthers, autrice anche del romanzo da cui questo film è tratto, "Promises" tradisce fin dall'avvio una matrice intrisa di troppa letterarietà, frasi che, magari su pagina scritta possono anche aver senso, ma recitate grondano scarso contatto con il reale. Se lo spunto suggerito da un uomo incontrato dal protagonista, e cioè che il tempo abbia una scansione tutta sua, e la mente abbia il compito di dargli un ordine, era piuttosto interessante, ma sceneggiatura e regia ne danno interpretazione pretenziosa, definendo male il concetto, e facendo sì che lo spettatore si perda in un andirivieni pasticciato tra passato e presente. Pessima poi la direzione degli interpreti, visto che la regista riesce nell'intento poco bello di fare risultare attori di comprovato talento come Favino e Reno spaesati e fuori tempi recitativi come mai li abbiamo visti ( Favino poi, sembra addirittura doppiato, e  poco bene, da un altro...). A sorpresa, quello più in parte, riuscendo a dare qualche riflesso malinconico, è l'inglese Kris Marshall, visto più che altro in ruoli leggeri leggeri. Ma l'intera pellicola ha la consistenza e l'effetto di un'occasione buttata via.

sabato 26 marzo 2022


 
KING RICHARD- Una famiglia vincente ( King Richard, USA 2021)

DI REINALDO MARCUS GREEN 

Con WILL SMITH, Aunjanue Ellis, Saniyaa Sidney, Jon Bernthal.

DRAMMATICO/BIOGRAFICO 

Il "Re Riccardo" del titolo non è quello delle Crociate, bensì Richard Williams, padre dei due fenomeni del tennis Venus e Serena, che hanno avuto un impatto enorme sul mondo dello sport e nel costume, durature campionesse black dei campi dalla terra rossa. Le cronache hanno spesso indicato il genitore delle due tenniste come una sorta di padre-padrone, un manager che le ha tirate su sottolineando che i sacrifici per raggiungere gli straordinari obiettivi raggiunti dovevano essere assorbiti dalle due ragazzine come normale prassi per il sogno americano. Pur sostanzialmente tenendosi su questo assunto, il film diretto da Reinaldo Marcus Green spezza più di una lancia a favore del personaggio, esaltandone le capacità tattiche in funzione del lancio delle figlie, mostrandone anche le difficoltà nel perseguire un'aspirazione. Per quanto correttamente scritto e diretto, il lungometraggio è un'ennesima riproposizione della forza dell' American Dream, che per quasi due ore e mezzo intrattiene lo spettatore romanzando una storia di gloria e passione. Per quanto riguarda la forte candidatura all'Oscar come protagonista per Will Smith, può darsi che sia la volta buona, ma non pare una prova di quelle che valgono una carriera: Smith funziona benissimo nei ruoli brillanti, ma appare un po' unidimensionale nelle interpretazioni drammatiche.



venerdì 25 marzo 2022


 
ARIAFERMA( I, 2021)

DI LEONARDO DI COSTANZO
Con TONI SERVILLO, SILVIO ORLANDO, Fabrizio Ferracane, Pietro Giuliano.
DRAMMATICO
Non ha una collocazione esatta il carcere antico un cui si svolge "Ariaferma", presentato allo scorso festival di Venezia con buon successo di critica: alla notizia della dismissione dell'edificio, le guardie carcerarie festeggiano, essendo la vallata ove è situato il bagno penale un posto lontano da tutto, ma per un impiccio burocratico, dodici detenuti devono essere trattenuti ancora un po' di tempo là, e quindi per i secondini il trasferimento slitta. La particolare situazione fa sì che tra il capo delle guardie e il carcerato più carismatico, un capoclan camorrista, si sviluppi un rapporto inizialmente di sfida, poi sempre più ravvicinato e umanizzato. Il film di Di Costanzo è carico di tensione, ma sapientemente asciutto nei dialoghi e nella definizione dei caratteri: tra attriti e scambi d'opinione i due "avversari" si tengono a distanza, ma si specchiano anche, capendo che per certi versi vivono una medesima condizione di prigionia. Il lavoro della regia viene aiutato anche dalle prove ottime degli attori, va da sé che tra Servillo e Orlando la qualità sia alta ( però, per quanto bravo l'interprete de "Il divo", a questo giro il collega vince ai punti per la forza della caratterizzazione), e piace la conferma dell'emergente, nel cinema, Fabrizio Ferracane. Il film si conclude senza dare risposte, lasciando allo spettatore il carico e il piacere di trarre le proprie conclusioni, con una sequenza, quella della cena tra carcerati e secondini alla scarsa luce delle torce, che rimarrà, per la forte spiritualità, densa di pietà che trasmette. Capace di reggere il confronto con la pietas e il senso del sacro del finale di "Accattone", uno dei momenti alti del cinema nostrano.



 
YESTERDAY ( Yesterday, GB 2019)

DI DANNY BOYLE
 Con HIMESH PATEL, Lily James, Ed Sheeran, .
COMMEDIA/MUSICALE/FANTASTICO
Supponiamo che, di punto in bianco, si verifichi un super blackout a livello mondiale, che per pochi secondi metta il pianeta senza energia: e che, subito dopo, per un curioso capriccio del Fato, quasi tutta la popolazione mondiale si sia dimenticata di cosa significhi "sigaretta", "Harry Potter" e ..."Beatles". Un giovane inglese, di origine indiana, con la passione della musica, che quella sera stessa ha avuto un incidente in bici, realizza che nessuno più ha idea del patrimonio musicale dei quattro di Liverpool, e comincia a presentare come propri i classici quali "Eleanor Rigby", "Help!", e tutte le altre, compreso il capolavoro che dà il titolo al film. Ovviamente, per quanto ciò gli renda una fama e una gloria straordinarie, non tutto va per il verso giusto. Commedia a sfondo fantastico, completamente giocata sulla sospensione dell'incredulità da parte dello spettatore, si risolve con uno scatto morale, molto tipico della comedy più classica, meno di quella italiana. Boyle, non al suo meglio, dirige con discreta mano, anche se sia la sua direzione, che lo script proprio cedono a qualche cliché (la manager spietata), e tuttavia il film procede spedito verso il finale che ci possiamo immaginare senza pesantezze, con un assunto quasi utopistico a chiudere. Del cast, curiosa la scelta di Ed Sheeran nel ruolo di sé stesso, e valida la coppia di protagonisti Himesh Patel e Lily James.

mercoledì 23 marzo 2022


 
BELFAST ( Belfast, GB 2021)

DI KENNETH BRANAGH

Con JUDE HILL, Caitriona Balfe, Jamie Forman, Judi Dench.

DRAMMATICO/COMMEDIA 

"Belfast" è ambientato nel 1969, nella città dell'Ulster, e, dal punto di vista del piccolo protagonista, rievoca la lacerazione della vita quotidiana di un quartiere dove tutti conoscono tutti, ma gli scontri violenti sono all'ordine del giorno, per via dell'annosa lotta tra protestanti e cattolici ( in cui l'Inghilterra ebbe, storicamente, responsabilità non da poco), e tra le piccole meraviglie insite nel crescere, c'è spazio per lo scoprire anche i dolori di famiglia, la violenza del mondo e gli opportunismi della gente, ma anche la forte umanità che costituisce la fibra più intima dei legami. Kenneth Branagh alterna da qualche anno le produzioni realizzate per assecondare le majors a progetti più personali, come questo: in cui si sente che c'è una traccia autobiografica forte, che forse non racconta veramente la sua vita di bambino, ma si percepisce che siano cose vissute perlomeno di riflesso. Una lezione di regia ( le cose a coloro sono quelle che fanno fuggire dalla realtà), la poesia degli slanci d'amore che tengono insieme i rapporti ( due le sequenze di ballo da antologia, quella tenerissima tra i nonni Judi Dench e Ciàran Hinds, e quella lanciatissima al suono di "Everlasting love" tra i genitori del protagonista), l'ottusa voglia di prevaricazione che fa  autogiustificare ogni fanatico, un racconto che tiene insieme dramma e commedia cercando di spiegare, oggi, un conflitto complesso senza voler essere semplicistico. Uno dei migliori titoli della carriera di un regista che ha alle spalle una carriera ultratrentennale, sostenuto da una fotografia splendida ( a cura del greco Haris Zambarloukos), una colonna sonora prevalentemente contrassegnata dalle belle canzoni di Van Morrison, ed attori in parte, diretti benissimo, che lasciano di sé bel ricordo, come la bellissima Caitriona Balfe, e Jamie Forman, che, riguadagna prestigio rispetto al ruolo che lo ha lanciato nella trilogia "Cinquanta sfumature".
















 
È PER IL TUO BENE ( I, 2020)

DI ROLANDO RAVELLO
Con VINCENZO SALEMME, MARCO GIALLINI, GIUSEPPE BATTISTON, Isabella Ferrari.
COMMEDIA
È luogo comune, ma forse qualcosa di vero c'è, che i padri di progenie femminile siano sempre un po' gelosi delle figlie, e questa commedia corale diretta da Rolando Ravello si fonda proprio su tre vecchi amici, tutti e tre genitori di ragazze oramai grandicelle: a Giallini, che è un businessman, la figlia si tira indietro il giorno del matrimonio, per rivelare il vero amore con una giovane immigrata, quella del poliziotto Salemme si mette con un giovane rapper visto assai male dal genitore, mentre quella di Battiston si scopre impegnata in una relazione con un amico di papà, che ha appunto molti anni più di lei. I tre ne parlano, e decidono di mettere in atto un sabotaggio per mandare all'aria le tre relazioni delle ragazze, convinti di agire per il loro bene.... Rifacimento italiano di una commedia spagnola, "Es por tu bien", questo film ha uno spunto anche interessante, e cioè la "buona fede" che però nasconde una mentalità retrograda quando non, addirittura, infame ( come più o meno risulta essere quella dei tre paparini in questione): peccato che le occasioni di divertimento siano abbastanza relative, e, soprattutto, il difetto maggiore, visto che si tratta di un lungometraggio diretto da un attore (alla quarta prova dietro alla macchina da presa), è che gli interpreti diano prove meno convincenti di altrove, tranne Salemme, che mette della misura in un personaggio che risulta forse il peggiore, a livello di comportamento, del gruppo.  


 
UNCHARTED ( Uncharted, USA 2022)

DI RUBEN FLEISCHER 

Con TOM HOLLAND, Mark Wahlberg, Sophia Taylor Ali, Antonio Banderas.

AZIONE 

Da un videogame per PlayStation, che, come tutti i giochi di grande successo, ha conosciuto più sviluppi dal modello originale, ecco un film avventuroso in cui al centro c'è una classica caccia al tesoro: dopo che il fratello maggiore è scomparso da anni, perdutosi in una ricerca, appunto, di una colossale fortuna, Nathan Drake è un giovane che si ritrova coinvolto nel cercare di raggiungere l'obiettivo del consanguineo. Gli fa da alleato il più maturo Sullivan, detto Sully, e una bella ragazza che forse ha intenzioni altre: entriamo diretti nel cuore della ventura, con Drake che cerca di non precipitare a terra, mentre saltabecca da un carico all'altro fuoriusciti da un aeroplano, con la complicazione di un'auto lanciata a tutto gas verso il portellone, dall'interno. Poi lo script fa marcia indietro, per raccontare come si arrivi a tale situazione: affidato al Ruben Fleischer di "Gangster Squad", "Benvenuti a Zombieland" e "Venom", il film ha una prima parte in cui le spacconate vengono contro-bilanciate da un'ironia marcata, ma questa non basta a giustificare una seconda metà in cui, per fare un esempio, due elicotteri issano due galeoni ultrasecolari, e battagliano tra loro in cielo, con tanto di carico ondeggiante, senza che il legno si sfasci, con tanto di personaggi in lotta a bordo che compiono balzi fisicamente inattuabili. Un tempo un film così si sarebbe definito un' "americanata" dura e pura, una sbruffonata inverosimile fino all'ultimo fotogramma. Holland deve trovare altro modo per continuare la carriera se, come pare, la trilogia che lo vedeva Spider-Man ha forse esaurito il suo "servizio" nei panni dell'Arrampicamuri, Wahlberg e Banderas sembrano presenziare per prendere il cachet e non per altro, il film si conclude rimandando, ma speriamo di no, ad un eventuale prosecuzione dell'avventura. Se il processo di imitazione del cinema pare la metà ultima dei più venduti videogames, appare un controsenso che un film, benché tratto appunto da un celebre divertimento per appassionati di joystick faccia l'inverso.





giovedì 17 marzo 2022



 L'INGANNO PERFETTO ( The good liar, GB/USA 2019)

DI BILL CONDON
Con HELEN MIRREN, IAN MCKELLEN, Russell Tovey, Jim Carter.
THRILLER
Roy è un uomo di una certa età che contatta donne  non piú giovani sole, possibilmente abbienti, per incontri da cui scaturiscono corteggiamenti: incontra la facoltosa Betty, e dopo una prima cena, la conoscenza viene approfondita, anche se la donna preferisce procedere con cautela, a livello affettivo, pur concedendo al presunto spasimante di essere ospite nella sua bella casa. In realtà Roy è un truffatore, non solo di attempate signore, ma anche di investitori dalle brame di facili arricchimenti: e, forse, le sorprese non sono finite... Bill Condon, da un romanzo di Nicholas Searle, dirige un thriller denso di colpi di scena, in cui ognuno recita una parte, sebbene ci sia chi lo fa per un disegno atto a smascherare la persona che ha un'anima veramente infame: costituito un duetto d'attori di alto livello, con una strepitosa Helen Mirren ed un magnifico Ian McKellen, che con questo regista ha dato spesso prove ottime, Condon dipana un racconto intrigante, che fin quasi all'ultima scena non smette di sorprendere lo spettatore. Giallo con radici in un passato torbido e molto nascosto, "The good liar" vive anche di una buona scrittura, oltre che del citato gioco di interpreti e della tensione che si viene a creare: peccato che per il mercato di oggi, due protagonisti attempati solitamente non attirino grosse fette di spettatori, perché si tratta di una pellicola che potrebbe risultare un futuro piccolo classico per gli appassionati della suspence.


 
THE BATMAN ( The Batman, USA 2022)

DI MATT REEVES
Con ROBERT PATTINSON, Zoe Kravitz, Jeffrey Wright, Paul Dano.
AZIONE/NOIR
 Settimo volto a celarsi sotto la maschera dalle orecchie appuntite dell'Uomo Pipistrello, Robert Pattinson, quando era stato scelto dalla produzione per impersonare il vigilante di Gotham City, aveva causato diversi pollici verso dei fans, né più, né meno di quando Daniel Craig era stato ufficialmente indicato come il nuovo 007: potenza dei social network, questo ostracismo iniziale viene spesso smontato dall'effettiva prova dell'interprete. Il quale,, già da "Cosmopolis" di Cronenberg in poi, aveva di fatto guadagnato un rispetto mai raggiunto con la saga "Twilight", che gli aveva fatto acquistare la fama. Dopo la trilogia nolaniana, e le due volte in cui era toccato a Ben Affleck impersonare il supereroe creato oramai ottantatré anni fa da Bob Kane, vediamo questa volta una versione più giovane di Batman cercare di risolvere, assieme a un Gordon non ancora commissario, ma tenente di polizia, omicidi di personalità in vista a Gotham, da chi si è autoeletto punitore di corruzione e mal costumi vari: si tratta di una versione più dark e paranoica dell'Enigmista, classico nemico dell'eroe, e vediamo anche Catwoman, al solito ambigua ma più dalla parte dell'alter ego di Bruce Wayne, e un Pinguino corpulento e non ancora tra i principi del crimine, sotto il cui trucco sarebbe assai difficile identificare Colin Farrell. Affidato al regista Matt Reeves, fattosi notare qualche anno fa con "Cloverfield" e poi autore della seconda e terza parte della trilogia reboot de "Il pianeta delle scimmie", "The Batman" è una sorta di "Year One", per citare una storia classicissima delle avventure dell'eroe notturno, in cui inizialmente la presenza dell'eroe con mantello e gadgets vari non è ancora una cosa acquisita per gli abitanti di Gotham City. Una prima parte di buon livello, molto dark, con sfumature noir ben abbozzate, è la migliore di un film spettacolare, girato con abilità ma anche troppo lungo ( quasi tre ore di proiezione, che scorrono fluidamente ma che infine non si giustificano del tutto), con un finale corredato da tragedia biblica, che evidenzia la differenza tra un autore come Christopher Nolan, che sa dare più chiavi di lettura alle proprie opere, ed un regista capace ma non scevro di tendenza alla retorica come Matt Reeves. Pattinson è in scena per otto decimi di film mascherato, con un'inedita ombra di barba mal rasata, ma assolve abbastanza bene il nuovo compito, sensuale assai la versione "coloured" di Cat Woman  di Zoe Kravitz( ma non è inedito il cambio di etnia, essendoci stata già Halle Berry nel bolso film dedicato all'antieroina qualche anno fa), e i cattivi Turturro, Farrell e Dano ( quest'ultimo quasi tutto il tempo con il volto coperto) fanno ancora più bella figura, a livello interpretativo. Ovviamente sul finale si accenna all'ingresso di un nuovo villain, che ghigna assai spesso. Si può facilmente supporre chi sia...

venerdì 11 marzo 2022


 
SPIDER-MAN: NO WAY HOME ( Spider-Man: No way home, USA 2021)

DI JON WATTS 

Con TOM HOLLAND,  Zendaya, Dominic Cumberbatch, Marisa Tomei.

Capitolo terzo della terza serie di "Spider-Man" al cinema, se non si tiene conto ( come è giusto fare) dei tre film per la TV americana da noi distribuiti, invece, in sala, negli anni Settanta, "Spider-Man: No way home" prosegue la storia dal punto esatto in cui si concludeva il numero due, "Far from home", e cioè subito dopo la rivelazione dell'editore J.Jonah Jameson, acerrimo nemico dell'Uomo Ragno ( e paradossalmente, almeno nei fumetti, principale del fotografo Peter Parker, vera identità del supereroe), di chi si cela sotto la maschera rossa dell'Arrampicamuri. Ovviamente la vita del giovane eroe, e di chi gli sta attorno, viene sconvolta, tra sostenitori e detrattori, e al protagonista viene in mente di provare a ribaltare la situazione convincendo un "collega" come il Dottor Strange a compiere un incantesimo per cancellare dalla coscienza collettiva la rivelazione che Peter Parker è l'amichevole Uomo Ragno di quartiere: ma Spidey avrà modo di constatare che cambiare le cose può avere conseguenze molto complicate. Tipo riportare in vita, o, perlomeno alla propria dimensione, nemici storici che nemmeno lui ricordava: infatti, si avrà modo di realizzare che nel "multiverso" marvelliano ( anche se lo avevamo appreso guardando gli ultimi due "Avengers") esistono altri piani paralleli di realtà... Divenuto il simbolo del ritorno nelle sale, dopo la pessima situazione creatasi con gli effetti nefasti del COVID, il terzo capitolo affidato al regista Jon Watts della serie dell'eroe creato nel 1962 da Stan Lee ( spunto e testi) e Steve Dirlo ( graficamente) strizza l'occhio, ovviamente, agli antichi fans che seguono le avventure di "Testa di Tela" fino dagli albi con le strisce a fumetti, e prosegue l'ampliamento del mondo Marvel su schermo, ripristinando villains a cui il pubblico è affezionato, e, addirittura, presentando una versione multipla del supereroe. Lungo oltre due ore e mezzo, impiega un po' più del solito a entrare nel vivo del racconto, però, una volta che il quadro è delineato, il ritmo narrativo non fa difetto alla storia, ed è un passaggio decisivo per la maturità del personaggio principale, avere la chance per recuperare errori commessi in passato, ma anche dover fare scelte dolorose, e fare i conti con il proprio "dono". La sceneggiatura mette in campo fin troppi personaggi, lasciando fin troppo sullo sfondo, per esempio, uno dei cattivi più complessi della saga, e più delineati come l'Uomo Sabbia, dedicandogli uno spazio non adeguato, ma il rimando a una delle storie più amate dagli appassionati di Spider-Man, "I sinistri Sei" era un'occasione troppo ghiotta per lasciarla sfuggire. Lo "Spiderverso" si estenderà ulteriormente, dopo due film dedicati a Venom, con l'imminente "Morbius", nemico vampiresco dell'Uomo Ragno, e con "Kraven", altra antica nemesi dell'eroe: su un quarto capitolo con stesso regista e attore protagonista il fattore tempo giocherà invece un ruolo decisivo, perché dipenderà da quando verrà programmato.











martedì 8 marzo 2022


 
ASSASSINIO SUL NILO ( Death on the Nile, USA/GB 2021)

DI KENNETH BRANAGH 

Con KENNETH BRANAGH, Gal Gadot, Armie Hammer, Ammette Bening.

GIALLO

Dopo il consistente successo nelle sale mondiali di "Assassinio sull'Orient-Express", remake del classico firmato Sidney Lumet dall'omonimo romanzo di Agatha Christie, ecco un altro capitolo delle avventure investigative del detective belga Hercules Poirot, creato dalla scrittrice inglese, annunciato già nel finale del film sopra citato. Anche questo già un classico del giallo al cinema, nella versione del 1978, che vedeva Peter Ustinov nei panni del pignolo e acuto investigatore ( nel film del '74 invece era Albert Finney a prestargli volto) e John Guillermin alla regia: qua torna Kenneth Branagh sia nei panni del personaggio, sia dietro alla macchina da presa, spiegando, in un breve prologo ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, il motivo dei pittoreschi baffi sfoggiati in questa versione anni Venti. Come chi ha letto il romanzo, o visto la versione anni Settanta sa, Poirot è in viaggio su una crociera lungo il Nilo, e sulla nave viene commesso un omicidio, il cadavere è quello di una bellissima ereditiera, novella sposa, e come la Christie ha insegnato, la rosa dei possibili colpevoli si estende a molti dei personaggi che appaiono nella storia: toccherà quindi alla mente ingegnosa dell'investigatore scoprire chi ha commesso il delitto, non prima che ad altri tocchi analogo e tragico destino. Pronto già l'anno scorso, poi rientrato tra i grossi titoli rimandati per colpa dell'emergenza COVID, "Assassinio sul Nilo" mantiene le promesse di spettacolo per grandi platee, con qualche variazione rispetto al testo originario ( appunto, la drammatica spiegazione dei baffi, e un finale che risulta abbastanza poco usuale per la psicologia poirotiana, tra le altre cose), una disinvoltura maggiore delle versioni precedenti nel trattare tematiche un tempo meno esplicite come l'omosessualità, e ha un discreto livello di suspence, anche se, a titolo personale, è forse uno dei casi meno "difficoltosi" da risolvere per il personaggio. C'è un uso fin troppo sbandierato di grafica digitale, sia nella composizione dei piani sequenza, una regia più attenta a soddisfare il grosso pubblico che a scandagliare le psicologie dei personaggi che in altri lavori del regista e attore ( ma Branagh, con buona pace dei suoi grandi sostenitori della prima ora, è da tempo un director affidabile per le grandi produzioni degli studios, seppure il coevo "Belfast" appaia dalle prime immagini come un film più autoriale): nel cast, diretto con scioltezza, una spanna sopra agli altri Annette Bening in un ruolo spigoloso. Se ci sarà un terzo capitolo del Poirot versione Branagh, non è ancora dato saperlo, anche se, ovviamente, la risposta al box-office avrà certo il suo peso.