GLI UOMINI D'ORO ( I, 2019)
DI VITTORIO ALFIERI
Con GIAMPAOLO MORELLI, FABIO DE LUIGI, EDOARDO LEO, Giuseppe Ragone.
NOIR
Ispirato "ad un'incredibile storia vera", come appare scritto sullo schermo appena prima che partano i titoli di coda, è il secondo film che tratta una rapina avvenuta a Torino nella seconda metà degli anni Novanta: se ne era già occupato "Qui non è il Paradiso", uscito una ventina di anni fa, e ne riparla questo titolo, che rappresenta il secondo lavoro da regista di Vittorio Alfieri, già attore, sceneggiatore e montatore da anni. Non si faccia l'errore di considerare il film un riferimento al celeberrimo successo italiano degli anni Sessanta "I sette uomini d'oro", perchè non si imita quel modello tra commedia e thriller, nè si pensi a questo lungometraggio come ad un film brillante, nonostante i tre attori principali, Morelli, De Luigi e Leo siano professionisti attivi eccome nella nuova commedia all'italiana di questi anni: è un noir senza altra ironia che non sia quella della sorte per i personaggi, con virate al nero, e con qualche morto che ci scappa. Balordi nell'animo i due esecutori materiali della "robbery", nevrotizzato fino all'astio il complice, imploso l'ex pugile che fornisce un appoggio e luoghi ove trovarsi ai criminali per caso; il film ha i suoi momenti migliori quando definisce la diversità tra i complici, la loro miseranda umanità, e, soprattutto, evidenzia come anche una combriccola di suonati come questa possa diventare pericolosa, se imbocca le vie sbagliate. Il difetto più vistoso, o, se vogliamo, il limite più evidente, del film, è che Alfieri tende a "tarantineggiare" fin troppo, con scariche di colpi di pistola che beccano di tutto fuorchè il bersaglio come in "Pulp fiction", o la storia che va in avanti e poi torna indietro a raccontare come il dato personaggio è arrivato fin lì, come quasi tutti i film dell'autore di "Django Unchained". E allora si comincia a incespicare, e a fare il verso a troppi altri film, mandando in malora l'occasione per fare un thriller "diverso" per il mercato italiano: però la voglia di ripristinare un cinema di genere pare stia generando cose in prospettiva interessanti. Forse si dovrebbe fare meno il verso ad altri, e indossare l'umiltà comunque orgogliosa di essere se stessi.
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