L'AVARO ( I, 1990)
DI TONINO CERVI
Con ALBERTO SORDI, Laura Antonelli, Miguel Bosè, Carlo Croccolo.
COMMEDIA
Il gioco era già riuscito undici anni prima, stessa squadra, che vede Tonino Cervi alla regia e Alberto Sordi e Laura Antonelli come coprotagonisti, con "Il malato immaginario": furono alti gli incassi ( quarto nel '79/80, davanti a "Apocalypse now", "Io sto con gli ippopotami", "Moonraker", per dire) ma anche velenose le stroncature per l'adattamento, molto riveduto, del classico della scena teatrale di Molière. Più che altro, quello che pesava era l'involgarimento piuttosto pesante dell'umorismo del commediografo francese: in questa versione dell'altro classico francese del teatro, minore è il carico di parolacce e grevità ( ma l'immagine finale con il lenzuolo che si gonfia accennando ad un'erezione è scultissima!), ma, nonostante che questo sia stato l'ultimo vero successo in sala per Albertone ( vero, ci fu anche "Vacanze di Natale 91", ma era uno dei tanti personaggi principali), anche qui siamo nella pura mediocrità. Lento nello svolgersi, fiacco nella resa dei dialoghi, eppure provenienti da uno dei più geniali autori degli stessi a teatro, "L'avaro" sordian-cerviano è fin troppo genuflesso alla star protagonista, con un Sordi manieratissimo, che piega fin troppo a sé stesso il personaggio, con vari "Ammazza oh!", "Pussa via!", che lo rendono caricatura e mai carattere. Scarse anche le occasioni per ridere, ci si avvia al finale e bonario cambiamento di Arpagone in meglio con moscissimo spirito. Pur circondato da un cast di nomi abbastanza solido, tra i quali un Christopher Lee dignitoso, Sordi nell'ultima fase della propria carriera fece prevalere alla propria carica interpretativa uno sfociare in una presunta "modernità" fatta di male parole e esondazione dei propri tic e clichès che non gli giocavano certo a favore.
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