giovedì 29 agosto 2019

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OSTERMAN WEEKEND ( The Osterman Weekend, USA 1983)
DI SAM PECKINPAH
Con RUTGER HAUER, Craig T. Nelson, John Hurt, Meg Foster.
THRILLER/AZIONE
Ultimo capitolo di una carriera cinematografica complicata e tuttavia non priva di soddisfazioni anche in vita per il ribelle Sam Peckinpah, che aveva anche sangue pellerossa, e dette una spallata robustissima a "quel che si poteva far vedere" sullo schermo, con i suoi western e film d'azione con scene ampiamente sanguinarie, sparatorie devastanti e personaggi che facevano parlare più spesso le armi della bocca: "Osterman weekend", come altre volte nella filmografia dell'autore di "Pat Garrett & Billy The Kid", ha subito rimaneggiamenti dai produttori, rendendolo una pellicola abbastanza diversa dalle intenzioni del regista. Tratto da un romanzo del prolifico scrittore di spy-stories Robert Ludlum, il soggetto prevede il coinvolgimento di un giornalista di successo della tv in una trama convulsa in cui un agente della CIA probabilmente impazzito, ma con non poco potere nelle mani, vuole eliminare delle personalità che egli sospetta in combutta con i sovietici. Il climax della vicenda si svolgerà nel cottage di proprietà dell'uomo della televisione, durante un fine settimana che vedrà diversi cadaveri rimanere a terra. Se il plot è abbastanza prevedibile, con ribaltamenti e presunti colpi di scena su alleanze e inimicizie, nonchè la corruzione degli uomini al Potere, la cosa che colpisce di "Osterman Weekend" è lo sguardo sull'intrusione di telecamere, microfoni e la possibilità, grazie a questi, di ricreare una realtà ritoccata e fasulla per forza di cose, molti anni prima che ciò divenisse purtroppo argomento quotidiano. Nell'intreccio, e appunto nei probabili rabberci che la produzione ha procurato alla realizzazione del film edito, ne soffrono gli interpreti, con ruoli non definiti come potrebbero invece essere, vedi il personaggio di Dennis Hopper, e del cast si apprezza soprattutto l'ambiguo John Hurt nella parte di chi tira le fila. Non il migliore dei congedi, per un autore comunque incisivo e che ha lasciato un segno, ruvido e poetico allo stesso tempo.

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