IL GRANDE SPIRITO ( I, 2019)
DI SERGIO RUBINI
Con SERGIO RUBINI, ROCCO PAPALEO, Ivana Lotito, Bianca Guaccero.
DRAMMATICO/COMMEDIA
Sui tetti di una città rarissimamente visitata dal cinema come Taranto nasce un rapporto strano che arriva a diventare un'amicizia inusitata, tra due persone molto lontane tra loro per carattere, identità e atteggiamento, ma fondamentalmente, due emarginati, come Tonino ( Sergio Rubini), rapinatore di mezza tacca, in fuga dai propri complici e dalla polizia dopo un colpo, la cui refurtiva è in un borsone trafugato da egli stesso, e Renato, un uomo affetto da turbe mentali che vive solo, ha un passato di ricoveri in psichiatria, e la convinzione di essere un pellerossa nato per sbaglio in Puglia. Tredicesima regia in quasi trent'anni per Sergio Rubini, "Il grande spirito" paga l'indecisione della sceneggiatura, sulla propria natura: dramma a sfondo noir con tinte da commedia, o commedia amara con cornice drammatica? Storia di miserie e umane meschinità, il nuovo film diretto e interpretato da Rubini mette in scena un rapporto sdrucito tra due persone che sanno di essere fondamentalmente sole, vivono guardandosi le spalle per un motivo o per l'altro, e scoprono di poter fare affidamento uno sull'altro, anche se la diffidenza è sempre pronta ad affacciarsi. Non sempre risolto benissimo, appunto, nella definizione del genere di cui fa parte, dura decisamente troppo, dato che si avvicina alle due ore di proiezione, quasi del tutto ambientato su tetti di condomini ultraurbani oppure nel basico appartamento di Renato, "Il grande spirito" ha tuttavia momenti indovinati, quadri di disperata o intenerita umanità, e un paio di impennate da crime movie non peregrini, come, ad esempio, la resa dei conti in sottofinale. Nel confronto tra un Rubini spiegazzato, aggressivo e ribollente di rabbia e un Papaleo frastornato, che si incanta ogni tanto, e ha slanci nobili nonostante lo squallore intorno, si ha modo di apprezzare il lavoro di due interpreti di valore, con il secondo che vince ai punti per l'aura drammatica che permea il suo personaggio; le musiche di Ludovico Einaudi sono un valore aggiunto ad un lungometraggio che, come molte altre regie di Sergio Rubini, soffre l'incertezza dell'autore, ma ha dalla sua l'originalità d'approccio nel narrare che ha sempre contraddistinto i titoli diretti dall'attore/autore pugliese, che con "La terra" ha girato, ad oggi, la sua opera migliore.
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