PSYCHO ( Psycho, USA 1998)
DI GUS VAN SANT
Con VINCE VAUGHN, Anne Heche, Julianne Moore, Viggo Mortensen.
THRILLER
Toccare i classici è un azzardo, sempre: mettersi in testa di rifare un titolo di importanza assoluta, poi, difficilmente non espone a ostilità vera e propria da parte degli appassionati di cinema. Tra tante imitazioni, o lungometraggi che risentono evidentemente della visione del film uscito nel 1960, Gus Van Sant volle realizzare un remake di "Psycho", film dirompente che portò avanti di tanto il livello di quel che si poteva far vedere e raccontare al cinema, quanto a violenza, scene impressionanti, morbosità e follia. Inevitabili scetticismo, diffidenza, quando non ostracismo o, addirittura, astio manifesto: in realtà, il regista di "Will Hunting" impagina un rifacimento che, a parte l'utilizzo del colore, e quindi il rosso del sangue che impregna la scena, qualche fuggevole dettaglio del corpo di Marion Crane in più, e alcuni particolari ( il ragno che esce dal naso della mummia della signora Bates), è un calco dell'originale come poche altre volte si è visto nella Storia del cinema. Le differenze maggiori sono nell'interpretazione che Vince Vaughn, rispetto a quella storica di Anthony Perkins, dà di Norman Bates, conferendogli una componente più ambigua sessualmente, e, appunto, nel colore che, rispetto al film di Hitchcock, ha un impatto bizzarramente meno stordente di come arrivava nel bianco e nero del '60. "Psycho" versione 1998 appare più, nella sostanza, come l'esercizio di stile di un cineasta capace e con personalità forte, ma non al punto da creare un proprio stile riconoscibile sempre e comunque: un'ottima impaginazione, una cura molto precisa nel ricostruire inquadrature e scenari, ma è abbastanza normale chiedersi, a pellicola terminata, della reale utilità di un'operazione come questa, che non rilegge il tema originario e non ne scava altre chiavi di lettura.
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