BOHEMIAN RHAPSODY ( Bohemian Rhapsody, USA/GB 2018)
DI BRYAN SINGER ( e DEXTER FLETCHER, non accreditato)
Con RAMI MALEK, Gwylim Lee, Ben Hardy, Joseph Mazzello.
BIOGRAFICO/DRAMMATICO/MUSICALE
Nato con qualche trauma ( il cambio del protagonista scelto per impersonare Freddie Mercury, dall'estroso Sacha Baron-Cohen al poco visto al cinema Rami Malek, Bryan Singer che abbandona il film sul finire delle riprese, rimpiazzato da Dexter Fletcher per le rifiniture), arriva il bio-pic su Freddie Mercury anche da noi, dopo aver ottenuto incassi importanti un pò dappertutto. Scomparso nel Novembre del 1991 per le conseguenze di una polmonite, dopo aver contratto l'AIDS, nato Farroukh Bulsara, Mercury, come sappiamo, è stato il frontman di una delle band di maggiore importanza del rock, i Queen. Il lungometraggio narra quindici anni, dal 1970 al 1985, chiudendosi con la trionfale performance a Wembley per lo storico "Live Aid" organizzato da Bob Geldof per mandare aiuti economici in Africa: in mezzo, la formazione del gruppo, l'ascesa ad un successo duraturo, in anni fiorenti di grande musica e personaggi destinati a lasciare un segno robusto, il lasciarsi andare ad uno stile di vita eccessivo, ed un grande amore perlopiù platonico con una donna, nonostante l'omosessualità di Mercury, durato una vita. E' difficile, avendo amato tanto la musica di questo gruppo, dare un giudizio obiettivo ad un'operazione di questo genere: l'appassionato del rock trova inesattezze, non poca confusione cronologica nella pubblicazione delle canzoni più famose, un'importanza forse di troppo ad alcuni dettagli e il tralasciare cose probabilmente più essenziali ( perchè quel buco temporale tra il 1975 ed il 1980?), e magari, viene usato un canovaccio per certi versi non dissimile da quello di "The Doors" di Stone, compreso il via via sempre più scarso interesse per gli altri componenti del complesso. Però, il cinema è anche sintesi, e, specie se si racconta l'arco dell'esistenza di un dato personaggio, si deve sempre tener presente che è la visione di sceneggiatori e registi circa l'assunto. E allora "Bohemian Rhapsody" diventa un'altra cosa. Singer, con una carriera ormai pluriventennale, sa come intrattenere lo spettatore e creare un'aspettativa verso una conclusione che coinvolga. E se il Live Aid fu una tappa importante, ma a quel punto i Queen erano già leggende rock, tutta la sequenza della partecipazione è trascinante, dal tuffo a volo d'uccello in mezzo alla calca, all'appassionata prova di Mercury & Co. . In mezzo ad una rappresentazione accurata, con costumi praticamente identici a quelli dell'istrionico cantante di "We will rock you" e "A kind of magic", Rami Malek forse difetta in carisma, rispetto all'inarrivabile originale, ma infonde un'umanissima fragilità ad un titano della scena, e nel resto del cast si distingue la pacatezza di Gwylim Lee nel dar volto e riccioli a Brian May. E in quell'orgia festosa di gioia del pubblico in delirio e suoni rock epici a Wembley, si rivive l'emozione forte di un mondo che guardava ad un continente povero con compassione e solidarietà, che pensava al futuro con speranza, ebbro di difetti ma tuttavia migliore di un'era in cui rancori, chiusure e aggressività sono la componente maggiore di gente che ha preso il Potere grazie alla paura.
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