martedì 27 giugno 2017

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GHOST IN THE SHELL ( Ghost in the Shell, USA 2017)
DI RUPERT SANDERS
Con SCARLETT JOHANSSON, Takeshi Kitano, Michael Pitt, Pilou Asbaek.
FANTASCIENZA/AZIONE
Uscito nel 1989 il fumetto manga "Ghost in the Shell" è diventato rapidamente un oggetto di culto, i cui diritti per trarne un film versione live action, sono stati acquistati, addirittura nel 2008, da Steven Spielberg , ma ci sono voluti nove anni per arrivare a realizzare questo lungometraggio, tra rimandi e difficoltà  varie. La storia del cyborg Mira Killian, che "risorge" in un corpo nuovo, portando con sè solo la propria mente, che diventa un supersoldato della Hanka Robotics, compagnia che assicura la sicurezza nella metropoli in cui la storia si svolge, combattendo il terrorismo. Obiettivo è eliminare il pericoloso Kuze, mente degli insorti; dopo alcune missioni in cui la sua abilità diventa necessaria, però, Mira viene a sapere che quel che le è stato detto circa il suo passato, forse, non rispecchia la realtà... Fino a metà proiezione, "Ghost in the Shell" versione "film" non convince più di tanto, presentando situazioni  che emanano dejà vu, dai palazzi con gli ologrammi che rimandano ovviamente a "Blade runner"  a inseguimenti e combattimenti che hanno illustri predecessori, il tutto miscelato secondo un'estetica che ricorda fin troppo i più moderni videogames, che imitano il cinema e spesso, graficamente, danno un'idea di ibrido; poi, dalla rivelazione decisiva in poi, il lungometraggio imbocca un versante noir che ne aumenta la qualità, e sottolinea maggiormente l'aspetto umanista del racconto. Certo, vedere che, in una storia ambientata in Giappone, molti dei personaggi principali hanno tratti somatici occidentali, ha causato, a ragione, le proteste di molti fans, anche non orientali: Scarlett Johansson, pur bellissima soprattutto nella versione in calzamaglia  rosea, si impegna ma come nipponica rediviva non è credibilissima, così come lo è poco la scienziata Juliette Binoche. Ma sono gli inciampi dei blockbusters odierni, pensati troppo per attrarre spettatori subito, puntando su nomi di peso nel cast, magari destinati ad una manciata di scene, in teoria sopperendo a scivoloni di sceneggiature e distrazioni di regia.

1 commento:

  1. C'è da notare (purtroppo)che oltre a esagerare nella parte grafica della città, questa versione,seppur molto simile all'anime ne differisce profondamente nella storia. La ricerca dell'anima nella macchina e dell'anima nella coscienza artificiale che è il perno dell'anime (perdonate il gioco di parole)è sostituita da una banale ricerca sul se è del proprio passato che, pur essendo ben sviluppata stravolge il significato stesso del titolo.il manga e l'anime ebbero un successo strepitoso per un approccio filosofico che nel film risulta totalmente distorto a causa della fobia americana sulle intelligenze artificiali. Chi ha amato l'anime sarà scontento di questa versione all'acqua di rose.

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