NON C'E' PIU' RELIGIONE ( I, 2016)
DI LUCA MINIERO
Con CLAUDIO BISIO, ALESSANDRO GASSMAN, Angela Finocchiaro, Nabiha Akkari.
COMMEDIA
Un presepe vivente, che sarà mai? Eppure, visto che, come indicato prima ancora dei titoli di testa, l'Italia sta diventando un Paese pericolosamente a natalità decrescente, nell'isola del Sud in cui è ambientato "Non c'è più religione", un evento del genere, può creare problemi, perchè di bambini del posto non se ne trovano, e quindi il sindaco deve appellarsi alla comunità musulmana affinchè "presti" un infante a fare Gesù Bambino: ma se la politica è trattativa, la religione dovrebbe esser confronto, e invece.... Luca Miniero torna alla regia, divenuto uno dei nomi "sicuri" del box-office, dopo i successi "Benvenuti al Sud", "Benvenuti al Nord", "Un boss in salotto", e tira fuori, appena prima delle feste, una commedia che vorrebbe far sorridere su un tema non semplice, come la convivenza tra credi religiosi: una delle caratteristiche del cinema di Miniero è la sostanziale fratellanza tra persone di provenienza, status e idee diverse, e questo è da apprezzare, in un momento storico in cui, più che mai, si preme per dividere la gente. Però, tra questo intento, e l'avvio con "Personal Jesus" dei Depeche Mode, e la conclusione con "4 Marzo 1943" di Lucio Dalla, per il resto non c'è granchè di salvabile in questo film, nonostante la presenza, tra gli sceneggiatori, di una delle firme migliori di copioni degli ultimi trent'anni come Sandro Petraglia ( senza il sodale Rulli): l'umorismo è stinto, non si ride in pratica mai, il tema principale è svolto maluccio, si ironizza a ripetizione su un bambino grasso ( ma Alessandro Siani, per medesima brutta uscita, non fu virtualmente accusato a ripetizione?), e grava uno spirito doncamillesco tardivo, che non è molto salutare, nel contesto. Per quanto riguarda gli attori, poi, in un contesto in cui ovviamente ognuno parla con un accento diverso, nonostante paia che siano cresciuti tutti nello stesso posto, a sentire il copione, Bisio, Gassman e la Finocchiaro offrono solo stanche ripetizioni, senza alcun estro, del loro consolidato mestiere, e niente più.
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