PERFETTI SCONOSCIUTI (I, 2016)
DI PAOLO GENOVESE
Con MARCO GIALLINI, VALERIO MASTANDREA, KASIA SMUTNIAK, ANNA FOGLIETTA.
COMMEDIA/DRAMMATICO
Cinque sceneggiatori, per un film, solitamente non gli fanno bene, perchè spesso si riscontra, negli script in cui sono intervenute troppe mani, buchi, difficoltà nella tenuta del racconto, incertezze: aggiungiamo che circa la celeberrima polemica sul cinema italiano- quattro sedie ed un tavolo, quindi ambientato spesso in spazi domestici, qui ci troviamo dinanzi ad un film interamente ambientato in un appartamento, o quasi, durante una cena. Insomma, il nuovo lavoro di Paolo Genovese ne aveva diverse di carte in mano per fallire, e invece funziona. Amici di una vita, tre coppie sulla quarantina ( alcuni attori non sono proprio centrati per fascia d'età, ma pazienza...) ed un single si ritrovano nella casa di due di loro, per una serata conviviale. Sono di estrazione borghese, più o meno tutti, e la padrona di casa propone di fare un gioco: ognuno pone il proprio cellulare sul tavolo, ed ogni messaggio, chiamata e quant'altro arrivi, si legge a voce alta davanti a tutti. Naturalmente, verranno fuori cose che imbarazzeranno, o complicheranno le cose, a ognuno.... Per metà commedia, il film scivola lentamente nel dramma, in confronti duri, verità evitate, insincerità mai emerse: chiaro che in un contesto del genere, il supporto degli attori è fondamentale, e va reso atto sia a Genovese, che a chi abbia curato il casting, che sono stati scelti interpreti di tutto rispetto, generazionalmente. Tutti molto bravi, con una menzione necessaria per Valerio Mastandrea e Marco Giallini, attualmente tra i più in palla nel cinema italiano: basti dire che l'indurirsi progressivo del volto del primo, e la sensibilità mostrata dal secondo, solitamente abilissimo a dar volto a personaggi sopra le righe, nella sequenza della telefonata della figlia, mostrano che, forse, credere in questi attori e scriver loro copioni degni, potrebbe aiutare molto la nostra cinematografia. Certo, non tutto è perfetto, e forse ci sono un pò troppi colpi di scena: ma se il senso era di sottolineare quanta ipocrisia permei l'esistenza di molte persone, e quanto venga riversato in un oggetto che rivela i tanti strati di ognuno, come il telefono cellulare oggi, l'obiettivo è raggiunto eccome.
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