AMERICAN SNIPER (American sniper,USA 2014)
DI CLINT EASTWOOD
Con BRADLEY COOPER,Sienna Miller,Luke Grimes,Jake McDorman.
DRAMMATICO
Era stato annunciato originariamente come una nuova regia di Steven Spielberg, poi è passato nelle mani di un attivissimo Clint Eastwood, passato con disinvolta praticità dal musicale "Jersey Boys" a un titolo di guerra e ripreso dalla vera storia di Chris Kyle,conosciuto come il più letale dei cecchini,al quale sono state riconosciuti ufficialmente 160 nemici uccisi (ma si parla di 250,in tutto).Che l'argomento,a causa delle infamie e delle crudeltà dell'Isis,sia di primo interesse,al momento,lo dimostra il risultato commerciale della pellicola:oltre 250 milioni di dollari incassati nei soli USA, un miliardo di incasso globale,e anche qui da noi,a sorpresa,è il campione assoluto della stagione,al momento. Che Eastwood fosse un cineasta di provenienza repubblicana,e di destra, in molti se lo erano dimenticato,ma va detto anche della sua onestà intellettuale di fondo, perchè "Mystic river",ad esempio,venne realizzato nel periodo più trionfale dell'amministrazione Bush II: quindi,perchè meravigliarsi delle tante bandiere a stelle e strisce spiegate,e del punto di vista molto "americano"? Però,bisogna essere anche capaci di leggere tra le righe:e per quanto si racconti di un personaggio,veramente vissuto, che deve arrivare anche a decidere se sparare o meno a un bambino, che sta per compiere un atto di guerriglia, Eastwood, come la Bidgelow di "The Hurt Locker", sottolinea lo sfasamento naturale di persone ormai condizionate dall'adrenalina della battaglia,e invase dalla paranoia di dover stare tutto il tempo all'erta,a caccia di un rumore strano,o altro, da eliminare. Più che un film di guerra,"American sniper", è un film di pace perduta:anche nei momenti di congedo temporaneo,in cui va a trovare la famiglia, Kyle è fuori posto,non riesce a riconnettersi con la "normalità",ha reazioni fuori controllo,o sembra assente.E la parabola si chiude tragicamente.Notare,però, due cose importanti,che sottolineano la mano di un autore, non al suo film più riuscito,benchè probabilmente il più remunerativo: la scena che conclude la storia,con la donna che chiude la porta,presagendo qualcosa di ineluttabile,e l'annotazione che, tra fazioni di uomini incrudeliti e capaci di ogni nefandezza per sopravvivere o vincere gli scontri, le vittime più indifese e esposte alla malvagità,sono i bambini.
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