martedì 24 febbraio 2015


BRAINSTORM-Generazione elettronica 
(Brainstorm,USA 1983)
DI DOUGLAS TRUMBULL
Con CHRISTOPHER WALKEN, NATALIE WOOD, Louise Fletcher, Cliff Robertson.
FANTASCIENZA
Coinvolto nella parte tecnica di alcuni dei titoli più rappresentativi del cinema di fantascienza,quali "2001:odissea nello spazio","Blade runner","Incontri ravvicinati del terzo tipo", Douglas Trumbull aveva esordito nella regia con un film che ha qualche estimatore, ma per esempio in Italia venne venduto malamente come "2002,la seconda odissea",e realizzò un altro lavoro,nel 1983, intitolato "Brainstorm". E' di scena un progetto che cattura le sensazioni della mente,e che può essere,tramite un marchingegno, essere fruito da chiunque, per provare quello che altri hanno vissuto: e va bene finchè è un lancio dal paracadute, un giro sull'ottovolante, una scorribanda in moto, ma un cervello ingloba anche brutte cose,e quindi, l'operazione può essere volta per usi loschi dai militari, per creare una nuova arma. Figlio della fantascienza complottista,ma animata da uno spirito democratico che oggi latita, alla "Capricorn One",per intenderci, "Brainstorm" ha il pregio di anticipare di un decennio la questione della "realtà virtuale", e di una dozzina d'anni lo spunto di "Strange days",con un cast mica da ridere: Christopher Walken, Natalie Wood (che morì durante la lavorazione di questo lungometraggio),Louise Fletcher, Cliff Robertson. Peccato che come film di fantascienza conceda troppo poco all'aspetto fantastico,e che come thriller non decolli mai, limitandosi ad uno showdown non così devastante come la storia avrebbe potuto innescare, e che lo stratagemma messo in atto per fregare i militari e gli scienziati corrotti sia alquanto macchinoso. 


IL PRIGIONIERO DELLA MINIERA (Garden of Evil, USA 1954)
DI HENRY HATHAWAY
Con GARY COOPER,Susan Hayward, Richard Widmark, Cameron Mitchell.
WESTERN
Lo schema apparterrebbe quasi più al noir: una donna ottiene la collaborazione di uomini scafati, per liberare il marito, nel caso, intrappolato in una miniera, contatta dei pistoleros, ma la faccenda è molto più ingarbugliata di come la signora ha raccontato, e sarà non semplice salvare la pelle. Un western non troppo celebrato, basato per tre quarti più sui dialoghi e sui confronti psicologici tra i personaggi, ma assai interessante, con un Gary Cooper oltre "Mezzogiorno di fuoco", che addirittura ammolla un diretto alla co-protagonista Susan Hayward,e un Richard Widmark meno  cinico di come il suo personaggio si presenta. La regia di Hathaway non fa perdere tensione alla storia, appunto miscelando elementi non canonici per il genere, e realizzando un crescendo con tanto di scontro con gli indiani, di buon livello, con resa dei conti su un sentiero circostante un precipizio. Il titolo originale si rifà ad un monologo in sottofinale del personaggio di Cooper, che constata come sia semplice cedere al Male,da parte degli esseri umani,e questo lavoro, oltre a quasi tutta la filmografia di Hathaway, meriterebbe un'attenta riscoperta:non scontato, dotato di buon ritmo, nonostante appunto il ricorso all'azione sia, in pratica, solo nella parte finale, sotto il sole abbacinante del West, in mezzo alle rocce scoscese, dà un taglio originale al racconto e si dimostra molto "avanti" per l'epoca.

giovedì 19 febbraio 2015


BIRDMAN (Birdman,USA 2014)
DI ALEJANDRO GONZALEZ INARRITU
Con MICHAEL KEATON, Edward Norton, Naomi Watts, Zach Galifianakis. 
GROTTESCO
Probabilmente diverse delle nove candidature agli Oscar ricevute non si concretizzeranno , ma già essere il lungometraggio che arriva favorito alla notte dell'Academy è già abbastanza sorprendente:però,va detto, che già dalla presentazione allo scorso festival di Venezia,il nuovo titolo di Alejandro Gonzalez Inarritu aveva entusiasmato molti recensori,e risultato come uno dei film ritenuti più interessanti del 2014. L'autore,nelle interviste, ne ha parlato come della sua prima commedia, ma, seppure il tono sia più o meno quello, "Birdman" si incanala fin quasi da subito su un registro grottesco, nei dialoghi e nelle situazioni. Attore un tempo in testa alle classifiche degli incassi interpretando un supereroe, Riggan Thomson è arrivato ad una fase della propria vita, e della propria carriera, in cui vuole recuperare sia una dimensione artistica, che il rispetto degli altri, a cominciare dall'ex-moglie e figlia, e allestisce un adattamento teatrale a Broadway da Raymond Carver, ma le cose tendono a scappargli di mano, la star convocata all'ultimo minuto sembra capace di impreziosire il suo spettacolo, ma è ingestibile, e rischia di mandargli tutto all'aria perfino in scena. In più, Riggan sente la voce del personaggio che ha impersonato e lo ha portato al successo, che gli fa da coscienza severa, e lo porta verso una nevrosi sempre più impellente.... Girato come un'unico piano sequenza, "Birdman" ha rappresentato il rilancio per Michael Keaton, che naturalmente presenta varie analogie con il personaggio che sullo schermo indossa, letteralmente: per gli appassionati di cinecomics,strizzate d'occhio a non finire, con la presenza dell'ex- Hulk Edward Norton e la fidanzata del nuovo Spider-Man Emma Stone. Tutti e tre attori giudicati da nomination,e bravi, c'è da dirlo, a rendere la nevrosi dell'attore, il disincanto del fuori scena, la tensione della rappresentazione. E soprattutto nella prima parte, "Birdman" è una pellicola che intriga lo spettatore, lo martella e risulta accattivante: meno bene nella seconda metà, in cui qualcosa gira a vuoto, e paradossalmente, quel che il personaggio di Norton rimprovera al protagonista, quello di evitare le ripetizioni, è quel che invece la sceneggiatura ogni tanto fa, e il film si dilunga fin troppo, nonostante l'efficacia di diversi dialoghi e il clima surreale sia spesso azzeccato. Finale aperto, e piena licenza al pubblico di scegliere se optare per una conclusione prevedibilmente amara, o inaspettatamente sognante, ma l'ultima inquadratura lascerebbe propendere per questa seconda tonalità.

mercoledì 18 febbraio 2015


GIGOLO' PER CASO  ( Fading gigolo, USA 2013)
DI JOHN TURTURRO
Con JOHN TURTURRO,WOODY ALLEN,Vanessa Paradis, Sharon Stone.
COMMEDIA
Di fronte alla crisi internazionale, ci si può scoprire dotati di talenti inusitati,a volte. Capita al fioraio Fioravante, di origine italiana, che campa, anche, dando una mano a un vecchio amico libraio ebreo, che però si ritrova a dover chiudere bottega:ma l'ometto, per caso, conversando con una bellissima signora, scopre che questa vorrebbe concedersi un'avventura a pagamento con un uomo, e appunto, mette di mezzo l'amico fioraio. Il quale non è particolarmente bello, nè giovanissimo, ma ha "quel non so che" che alcune donne trovano irresistibile, e infatti cominciano a fioccare i guadagni, che in parte devolve al ruffiano dilettante: ma, come si conviene, ci si mette il cuore di mezzo, e quando Fioravante incontra una malinconica giovane vedova, che fa parte della comunità ebraica, le cose cambiano. In Italia è stato uno dei successi della scorsa primavera, un pò a sorpresa: l'accoppiata Turturro-Allen è piaciuta, e la commediola firmata dall'attore-regista, anch'egli di origine italica, ha riscontrato un buon consenso di pubblico. Per quanto tocchi argomenti anche interessanti,quali la rigidità delle regole delle comunità religiose, la solitudine delle donne,il film vira su un versante malinconico,ma non coglie le occasioni del caso: e il protagonista Fioravante pare più attonito che sensibile, o comunque capace di emanare quell'ascendente che le bellissime in scena (Sharon Stone,Sophie Vergara, anche Vanessa Paradis) gli riconoscono con devozione. Meglio i duetti con l'amico gaglioffo che gli procaccia gli "affari",ma il film non risulta abbastanza divertente, nè con lo spessore necessario per una commedia sentimentale da dirsi riuscita.


REDBELT (Redbelt,USA 2008)
DI DAVID MAMET
Con CHIWETEL EIJOFOR, Alice Braga, Emily Mortimer, Tim Allen.
DRAMMATICO
David Mamet è considerato maggiormente per le sue sceneggiature che per le sue regie, e probabilmente perchè i suoi film, quelli da lui diretti, sono sempre stati più di nicchia dei suoi contributi come scrittore per altri:però, va detto, che difficilmente le sue pellicole lasciano indifferenti i recensori. "Redbelt" è un dramma a sfondo sportivo, in cui l'istruttore di ju-jitsu Chiwetel Eijofor si trova al centro di una trama bislacca: proprietario di una piccola palestra in cui è difficile tirare avanti, l'uomo è sposato con una brasiliana ambiziosa, capita in una serata una donna dall'atteggiamento strano, che per l'appunto impugna una pistola lasciata incautamente appoggiata su un ripiano, di proprietà di un poliziotto allievo del protagonista, parte un colpo che sfonda la vetrata del locale, e la stessa sera, il personaggio principale salva da una rissa una star hollywoodiana troppo avvezza a serate alcooliche. Come sempre, nel cinema mametiano, le varie ramificazioni del racconto torneranno a intrecciarsi a due terzi della narrazione, con una subdola macchinazione che punta a rovinare il personaggio principale,il quale non starà certo a subire i colpi di sorte e malafede. Un film sulle arti marziali, che non rubano mai la scena ad una storia di Etica e Onore, appassionante e in crescendo, che non lascia indifferenti: una gran prova di Chiwetel Eijofor, interprete talentuoso che finora, a memoria, non ha mai sbagliato una prova, ma notevoli sono anche gli inserimenti del cast circostante. Mamet firma un racconto che va alle radici del concetto di sport, inseguendo la coerenza dell'eroe, da tutti giudicata superata o nociva, ma è quella che gli impedirà di arrendersi agli eventi, alla delusione, al pratico cinismo di quasi tutti gli altri personaggi. Per chi non l'ha visto, un film di cui far tesoro.

sabato 14 febbraio 2015





IL PROSSIMO UOMO (The next man, USA 1976)
DI RICHARD C.SARAFIAN
Con SEAN CONNERY, CORNELIA SHARPE,Albert Paulsen, Adolfo Celi.
THRILLER
Sceneggiato da quattro persone, tra cui il regista Richard C. Sarafian, "Il prossimo uomo" narra di un intrigo spionistico relativo a forze nascoste che si oppongono alla politica troppo all'avanguardia di un ministro saudita, il quale spinge per la cessazione delle ostilità in Medio Oriente, e un processo di pacificazione tra paesi arabi,Israele e Palestina:Sean Connery  impersona un mediorientale non per la prima volta (l'anno prima era stato principe berbero ne "Il vento e il leone") eppure l'uomo, animato da sincero idealismo e coraggio da vendere, non si avvede del rischio che sta correndo, cadendo nelle spire della bella killer che nella sua prima apparizione ha prima sedotto e mandato in sollucchero il suo predecessore,impersonato da un gaudente Adolfo Celi, e poi l'ha abilmente ucciso con tecnica impeccabile. Sarafian I (il figlio Deran ha girato film negli anni Novanta) è stato un regista con degli estimatori, anche se non riusciva a imprimere uno stile personale nel proprio cinema, e una tensione emotiva abbastanza evidente: "The next man" come thriller spionistico ha fin troppi inciampi, come storia d'amore tra due personaggi,uno dei quali è pericoloso, non avvince mai lo spettatore. Rimane un thriller che ha almeno il buon gusto di evitare un forzato happy ending, ma se è tra i film meno ricordati di una star come Connery, i motivi sono ben chiari.

OCULUS-Il riflesso del Male (Oculus,USA 2013)
DI MIKE FLANAGAN
Con KAREN GILLAN,BRENTON THWAITES,Katee Sackhoff,Rory Cochrane.
HORROR
Da "Biancaneve e i Sette Nani" a "Mirror-Chi vive in quello specchio?" passando per diversi frangenti dei film di Dario Argento, sono svariate le volte che in film del terrore, uno specchio abbia un ruolo-chiave per la risoluzione di un mistero, o addirittura sia la fonte vera e propria delle cose spaventose che fanno danno o mandano al Creatore. Piccolo film che ha tuttavia riscosso buon credito presso gli appassionati di horror, "Oculus" è costruito su due piani temporali paralleli: sono di scena un fratello e una sorella, che, vent'anni prima hanno visto i loro genitori mutare e diventare invasati dopo che in casa è entrato uno specchio antico, e il più piccolo dei due ha ucciso il padre, dopo che questi aveva assassinato la madre. Quando il ragazzo esce finalmente fuori, la sorella gli propone una strategia per distruggere l'oggetto, che forse non ha ancor finito di espandere la propria malvagia influenza all'esterno. Ambientato praticamente in un solo appartamento a due piani, il film è abbastanza ben gestito nell'alternanza tra passato e presente, anche se alla lunga il gioco si fa monotono, e ci si chiede più di una volta se la psiche dei due personaggi principali sia sana, e a livello attoriale si sia visto di meglio: crudele, come si conviene a un horror "serio", e più basato su suggestioni e elaborazione della suspence, che nel ricorso all'effetto-gore, approda a un finale non inedito, che gli fa perdere un pò di punti, ma senza riservargli eccessivo entusiasmo, si può dire che siamo di fronte a un film dell'orrore perlomeno decoroso. 

venerdì 13 febbraio 2015


RAGTIME (Ragtime,USA,1981)
DI MILOS FORMAN
Con HOWARD E.ROLLINS,MARY STEENBURGEN,JAMES CAGNEY,JAMES OLSON.
DRAMMATICO
Un progetto che all'origine doveva essere affidato a Robert Altman,e difatti la sceneggiatura sembra più adatta a un lavoro dell'autore di "M.A.S.H.",tratto dall'omonimo romanzo di E.L.Doctorow:"Ragtime" fu uno dei gloriosi fiaschi commerciali che,nonostante la produzione ricca,le varie nominations agli Oscar (otto in tutto,rigorosamente finite in nulla di fatto) e l'interesse della stampa nel periodo della lavorazione, nei primi anni Ottanta,vedi anche "I cancelli del cielo" e "Reds". Varie storie si intrecciano,a partire dal fatto noto della ballerina Evelyn Nesbit,che aveva posato nuda per la statua di Diana posta sulla cima del Madison Square Garden,che provocò la furia del marito miliardario,il quale dopo varie minacce,sparò all'architetto che si era rifiutato di togliere la statua (vicenda già narrata,a Hollywood,ne "L'altalena di velluto rosso"):un musicista nero che per un sopruso da parte di un pompiere razzista diventa una furia e si mette a fare attentati,una coppia borghese in crisi che ospita la moglie di questi,un russo che da artista di strada si ritrova a lavorare nel cinema,un capo della polizia di apparente pacatezza e sostanziale spietatezza, tutti confluiscono in un ritratto americano che va dal 1906 al 1914,parallelo alla "Belle Epoque" europea. Milos Forman dirige il film con cura nell'allestimento, ma fatica a tenere insieme le varie storie comunque portate a fondersi, lasciando nello spettatore la sensazione di un lungometraggio con tutte le potenzialità per essere un titolo memorabile, ma rimane slegato e senza grande progressione drammatica, nonostante le cose narrate. Ultima apparizione di James Cagney al cinema, a vent'anni da "Uno,due,tre!", nei panni di una carogna mascherata da uomo mite; del cast, forse, il migliore, in un ruolo ingrato, di perdente in cerca di una logica nelle cose, è James Olson, marito destinato ad essere abbandonato.

giovedì 5 febbraio 2015


AMERICAN SNIPER (American sniper,USA 2014)
DI CLINT EASTWOOD
Con BRADLEY COOPER,Sienna Miller,Luke Grimes,Jake McDorman.
DRAMMATICO
Era stato annunciato originariamente come una nuova regia di Steven Spielberg, poi è passato nelle mani di un attivissimo Clint Eastwood, passato con disinvolta praticità dal musicale "Jersey Boys" a un titolo di guerra e ripreso dalla vera storia di Chris Kyle,conosciuto come il più letale dei cecchini,al quale sono state riconosciuti ufficialmente 160 nemici uccisi (ma si parla di 250,in tutto).Che l'argomento,a causa delle infamie e delle crudeltà dell'Isis,sia di primo interesse,al momento,lo dimostra il risultato commerciale della pellicola:oltre 250 milioni di dollari incassati nei soli USA, un miliardo di incasso globale,e anche qui da noi,a sorpresa,è il campione assoluto della stagione,al momento. Che Eastwood fosse un cineasta di provenienza repubblicana,e di destra, in molti se lo erano dimenticato,ma va detto anche della sua onestà intellettuale di fondo, perchè "Mystic river",ad esempio,venne realizzato nel periodo più trionfale dell'amministrazione Bush II: quindi,perchè meravigliarsi delle tante bandiere a stelle e strisce spiegate,e del punto di vista molto "americano"? Però,bisogna essere anche capaci di leggere tra le righe:e per quanto si racconti di un personaggio,veramente vissuto, che deve arrivare anche a decidere se sparare o meno a un bambino, che sta per compiere un atto di guerriglia, Eastwood, come la Bidgelow di "The Hurt Locker", sottolinea lo sfasamento naturale di persone ormai condizionate dall'adrenalina della battaglia,e invase dalla paranoia di dover stare tutto il tempo all'erta,a caccia di un rumore strano,o altro, da eliminare. Più che un film di guerra,"American sniper", è un film di pace perduta:anche nei momenti di congedo temporaneo,in cui va a trovare la famiglia, Kyle è fuori posto,non riesce a riconnettersi con la "normalità",ha reazioni fuori controllo,o sembra assente.E la parabola si chiude tragicamente.Notare,però, due cose importanti,che sottolineano la mano di un autore, non al suo film più riuscito,benchè probabilmente il più remunerativo: la scena che conclude la storia,con la donna che chiude la porta,presagendo qualcosa di ineluttabile,e l'annotazione che, tra fazioni di uomini incrudeliti e capaci di ogni nefandezza per sopravvivere o vincere gli scontri, le vittime più indifese e esposte alla malvagità,sono i bambini.

mercoledì 4 febbraio 2015


LA TEORIA DEL TUTTO (The theory of everything,GB 2014)
DI JAMES MARSH
Con EDDIE REDMAYNE,FELICITY JONES,Charlie Cox,David Thewlis.
DRAMMATICO
Già una decina di anni fa era stato tratto un film tv dal libro di Jane Wilde Hawking,ex moglie del celebre fisico e cosmologo Stephen Hawkins,e ora esce una pellicola che ricostruisce il calvario della coppia,con lui brillantissima mente e dal corpo ingiuriato dalla malattia,visto che viene colpito da un'atrofia muscolare,che lo deforma,lo immobilizza e alla lunga,ne causa anche la perdita della voce,dopo una forzata tracheotomia.Il racconto comporta un arco di tempo che va dagli anni Sessanta,con l'incontro tra i due,la differenza nella visione delle cose,con lui scienziato e razionalista che "non può" accettare fino in fondo gli insegnamenti della Bibbia,e lei religiosa convinta,a quasi trent'anni dopo,con la coppia ormai divorziata,ma rimasta in buoni rapporti,convocata niente meno che dalla Regina Elisabetta. Se si vuole,la parte scientifica è trattata abbastanza blandamente,e c'è anche da dire che le scoperte del geniale scienziato britannico non sono probabilmente facili da esplicare in un contesto filmico:"La teoria del tutto" è soprattutto un film d'amore, che va oltre la sofferenza, il dedicarsi ad un'altra persona,e anche accettare che sacrificare qualcosa fa parte del gioco.Partecipato, e sentimentale senza cedere al melenso (non sarebbe stato il caso),il film,candidato a cinque premi Oscar, si fa forte dell'interpretazione,notevole davvero,della coppia protagonista. Il giovane Eddie Redmayne presta intensità e forza espressiva,senza mai abbandonare la luce limpida dello sguardo del "suo" Hawkins,nonostante sia sempre più provato da una malattia devastante,e Felicity Jones ha quella determinazione miscelata a sensibilità e dolcezza,che in una donna sono elementi di sconquasso per il prossimo.

martedì 3 febbraio 2015


L'ALTRA META' DEL CIELO (I,1977)
DI FRANCO ROSSI
Con ADRIANO CELENTANO,MONICA VITTI,Venantino Venantini,Mario Carotenuto.
COMMEDIA
Si incontrano su un aereo diretto in Australia,e tra treni,altri velivoli,kilometri e guai,un prete e una prostituta si incrociano,si battibeccano,si attraggono,si resistono e probabilmente si innamorano: veicolo per una coppia comica che non entusiasmò le platee,e neanche la macchina da presa,per la verità,"L'altra metà del cielo" è una commediola che, se fosse stata scritta negli anni Cinquanta in USA per Doris Day,Marilyn Monroe o un'altra bionda a proprio agio con i ruoli brillanti,avrebbe anche potuto funzionare:ma Franco Rossi si rivela regista abbastanza impersonale,poco capace di imprimere verve, a una sceneggiatura già abbastanza modesta,al di là degli scenari esotici e in grado di incuriosire semmai gli spettatori. Quello che poi, in particolare, sgonfia le gomme all'operazione, è appunto la scarsa alchimia, la "chemistry" come la chiamano gli americani, tra le due star.Tra Adriano e Monica stavolta la spunta,a sorpresa,lui:la Vitti è troppo berciante e caricaturale, in un ruolo in cui ci mette solo mestiere,mentre,vestito da prete ingenuo (ci mette quasi tutto il film a capire che fa nella vita la bella bionda) e onesto, Celentano indugia in un numero assai minore di istrionismi a lui molto cari. Di poco sapore e alla lunga vagamente uggioso,il filmetto si chiude con lei in viaggio di fortuna e lui su un aereo di piccolo cabotaggio,verso la stessa meta,come a dire:hai voglia a scappare, quando la sorte è disegnata...

PARKER (Parker,USA 2013)
DI TAYLOR HACKFORD
Con JASON STATHAM,Jennifer Lopez,Michael Chiklis,Nick Nolte.
AZIONE
Da un romanzo uscito nel 2000,firmato Richard Stark (Donald E.Westlake),un thriller d'azione in cui è di scena il criminale provetto Parker,che era già arrivato su schermi di cinema,con il volto dapprima di Lee Marvin,poi di Mel Gibson,in "Senza un attimo di tregua" e "Payback":per problemi di diritti,il nome non si era mai potuto utilizzare prima,e il personaggio calza a pennello per un duro dell'action attuale come l'inglese Jason Statham.Scampato ai soci di una rapina,che già dalle premesse sembravano molto più infami di lui,l'antieroe nato sulla pagina riesce a sopravvivere,e innesca una rappresaglia che gli frutti anche un gran gruzzolo:con l'aiuto di una bella agente immobiliare quarantenne in crisi,il ladro prepara una resa dei conti con i traditori,all'ultimo sangue. Diretto e prodotto da un vecchio marpione di Hollywood come Taylor Hackford,che,un pò come Curtis Hanson, ha realizzato sempre cinema popolare, senza essere considerato un autore, ma ben capace di gestire nomi celebri e impianti sufficientemente accattivanti per le platee, "Parker" ha un'andatura un pò scontata,qualche sprazzo di umorismo,curiosamente affidato al personaggio di Jennifer Lopez, però è girato come si deve,con la giusta scansione di dialoghi,situazioni e momenti in cui la tensione dell'azione deve prendere il sopravvento.Magari i criminali si muovono fin troppo liberamente,ad essere sinceri, e le forze dell'ordine latitano,e si compiono sparatorie e atti violenti come nulla fosse,a qualsiasi ora del giorno.Del cast,Statham si becca e rende coltellate,cazzotti e calci con disinvoltura,dispensa baci quasi a malincuore (con la Lopez....) e sottolinea che il suo "bad guy" ha comunque un codice d'onore, J-Lo è in uno dei suoi ruoli meglio definiti,Chiklis fa il carognone con la dovuta bellicosità,e Nick Nolte compare in un cameo de luxe.Ordinaria amministrazione, perlomeno realizzata con professionalità.

lunedì 2 febbraio 2015


EXODUS-Dei e re (Exodus:Gods and kings,USA 2014)
DI RIDLEY SCOTT
Con CHRISTIAN BALE,Joel Edgerton,Aaron Paul,Ben Kingsley.

BIBLICO 
A quasi sessant'anni dall'uscita di uno dei kolossal principe di Hollywood,"I dieci comandamenti",giunge un'opera che, si sapeva, era destinata a far discutere:vuoi per il periodo storico (ma Israele è sempre un argomento particolare,quindi...),che per il talento nel cercare le polemiche e comunque stimolare alla discussione i cinefili di Ridley Scott,che per la rilettura dell'Esodo della Bibbia in chiave moderna. Ci sono stati Paesi che hanno pubblicamente contestato il nuovo film dell'autore di "Blade runner",e chi lo ha addirittura bandito,come Marocco ed Egitto, accusando il lungometraggio di sionismo, ma il cineasta inglese  era sicuramente consapevole di ciò che avrebbe suscitato. Il suo Mosè è un guerriero, più che un profeta, e la sfida con Ramses,che scaturisce dal rancore provato dal futuro faraone,diventa una guerra tra popoli,con gli Egizi che infieriscono sugli Ebrei,l'arrivo delle Piaghe,e l'Esodo,con il rovinoso inseguimento da parte del regnante e del suo esercito.Su un piano spettacolare,l'operazione è abbastanza riuscita,con i castighi resi in maniera più "naturale", e il Mar Rosso che in pratica compie uno tsunami,invece di aprirsi in due per lasciar passare i figli d'Israele:però,pur se la confezione è magniloquente,alla pellicola manca respiro epico, non dà mai la sensazione di scene che impressionino, oppure ancora emozionino lo spettatore, pur alle prese con un racconto tra i più classici scritti dall'Uomo. E se su alcune cose lo script si dilunga eccome, pare straniante che sulla consegna delle Tavole Scott tiri via alquanto. Se Christian Bale conferisce una cupezza febbrile al suo Mosè, Joel Edgerton interpreta il suo faraone furioso in maniera fin troppo monocorde,e Sigourney Weaver fa un'apparizione di discreta inutilità. In patria gli incassi non sono stati travolgenti, può darsi che all'estero la produzione rientri dei sostanziosi capitali investiti.