QUELL'ULTIMO PONTE ( A bridge too Far, GB/USA 1977)
DI RICHARD ATTENBOROUGH
Con SEAN CONNERY, MICHAEL CAINE, ROBERT REDFORD, GENE HACKMAN.
GUERRA
Quando questo kolossal bellico uscì, furono molti meno i soldi che incassò, di quanti ne era costati: un'operazione che rimandava a "Il giorno più lungo", con tantissimi bei nomi dello stardom dell'epoca, ognuno con un dato tempo in scena, ma, contrariamente al successone dei primi anni Sessanta, viene raccontata una pagina negativa della guerra degli Alleati, una sconfitta patita in Olanda, a Arnhem, nel 1944. Tratto da un saggio dello storico Cornelius Ryan, con la sceneggiatura affidata a William Goldman, che, giusto l'anno prima, aveva scritto l'ottimo "Il maratoneta", "Quell'ultimo ponte" fu, in pratica, il film che sancì la fine delle grosse produzioni di genere bellico, spesso strutturate come questo titolo, visto che il pubblico si era mostrato tiepido, le critiche poco benevole, e anche come riconoscimenti e candidature, oltre ai BAFTA britannici, ben poco era arrivato. Richard Attenborough realizza qualche buona sequenza di guerra, come lo scontro con il carrarmato tedesco sul ponte, ma, come spesso gli è accaduto in carriera, da regista, eccede con il minutaggio e abbonda fin troppo con la descrizione di situazioni e personaggi. Del ricchissimo cast, che annovera nomi come Sean Connery, Laurence Olivier, Dirk Bogarde, Michael Caine, Robert Redford, Liv Ullman, Edward Fox, James Caan, Gene Hackman, Anthony Hopkins, spiccano Redford e Caan, con le due sequenze migliori della pellicola, e cioè quella in cui il primo attraversa, assieme ad altri soldati, un tratto d'acqua sotto il fuoco dei tedeschi, e la scena rende una tensione forte, come dovrebbe essere, e quella in cui il secondo punta la pistola a un medico militare perché curi il suo ufficiale, nonostante il dottore consideri già deceduto per le ferite il graduato. Però, il film risulta meno pomposo di quanto un'operazione potrebbe essere risultata, ma macchinoso in più momenti, e forse già fuori tempo.
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