giovedì 23 giugno 2022


 
ELVIS ( Elvis, USA/Aus 2022)

DI BAZ LUHRMANN

Con AUSTIN BUTLER, TOM HANKS, Olivia De Jonge, Luke Bracey.

BIOGRAFICO/DRAMMATICO/MUSICALE

Quarantacinque anni dopo la sua scomparsa precoce ( aveva solo quarantadue anni, quando morì), è arrivato il film su Elvis Presley: non che nel frattempo siano mancati lungometraggi che abbiano parlato di lui, tra l'instant movie di John Carpenter con Kurt Russell del '79, in pratica non distribuito nei cinema da noi, il film che vedeva Michael Shannon negli sfolgoranti panni di "The King" e il suo rapporto con Nixon, interpretato lì da Kevin Spacey, tanto per citarne due. Però forse è coerente che a raccontare una storia, certo assai romanzata, dell'epopea dell'uomo che è stato riconosciuto il re del rock'n'roll americano, sia l'australiano Baz Luhrmann, autore di "Moulin Rouge": il concetto di spettacolo, tra lustrini, luci abbaglianti, luccichii in ogni dove e un magnetico attrarre lo sguardo, sempre in bilico sul crinale tra grottesco e straordinario, è comune ai due, al musicista e al regista. Si parte dal 1997, anno in cui il "colonnello Parker", manager di Presley da quasi sempre, in realtà, come anche il film mostra, un personaggio che era vissuto nella menzogna, ha un forte malore e rievoca la storia del rocker: si passa così per l'infanzia della star, dalla illuminazione per il potere della musica, nella comunità nera, ai primi successi, dall'incontro con Parker, al matrimonio con la figlia del militare Priscilla, via via con l'esplosione del mito Elvis e della sua capacità di innovazione sia del palco che dei ritmi del rock ancora meteora incandescente. Lo spettatore ritroverà lo stile del regista in titoli sfavillanti, soluzioni visuali brillanti al limite del kitsch, però via via che il film scorre, Luhrman impugna maggiormente il racconto e tiene a bada i suoi istrionismi autoriali. Se si vuole, ci sono fin troppe ellissi temporali ( il consolidamento della leggenda presleyana lungo tutti i primi Sessanta viene tirato via abbastanza, anche se eventi come gli assassinii di Martin Luther King e Robert Kennedy hanno un certo peso nel racconto), i problemi con droghe e alcool della rockstar sono trattati in maniera abbastanza elusiva, lo sfascio fisico cui andò incontro è appena accennato nel finale, e l'impressione, nella primissima parte della pellicola, che si viaggi sul superficiale, non manca: ma il fulcro del lungometraggio è la storia di una manipolazione, al limite di un plagio, durata vent'anni, e delinea con buona mano il rapporto ambiguo tra Elvis e il manager, il primo dalle grande potenzialità, ma imbrigliato dall'astuzia affabulatrice del secondo, e qui il film prende forza, tramutandosi in un dramma corredato da grande musica leggera, con una venatura inquietante, a un passo dall'horror. Austin Butler impersona con verve e densa fisicità il Re del Rock, senza fare passi falsi, anzi, facendo emergere con finezza attoriale la malinconia e il senso di solitudine dietro alla leggenda luminosa, ma che celava una parte oscura sempre in crescita, e Tom Hanks, nascosto tra protesi e trucco per sembrare un obeso vampiro ( ricorda, in questo, il barone Harkonnen del "Dune" di Lynch), per la prima volta si impegna in un ruolo negativo, basando gran parte dell'interpretazione sui lampi di cupidigia e di freddo calcolo dello sguardo. L'operazione, rischiosa, riesce, e per due ore e quaranta minuti si è proiettati, senza annoiarsi, in un passato recente quanto irripetibile.

domenica 5 giugno 2022


 
TOP GUN- Maverick ( Top Gun: Maverick, USA 2021)

DI JOSEPH KOSINSKY
Con TOM CRUISE, Miles Teller, Jennifer Connelly, Jon Hamm.
DRAMMATICO/AZIONE/GUERRA
"Non mi piace questa faccia che hai, Mav." "È l'unica che ho..." Questo scambio di battute si ripete due volte nel corso del sequel di "Top Gun": a trentasei anni di distanza dal successo macroscopico del film di Tony Scott, Pete "Maverick" Mitchell è passato da tenente a capitano, per non stare a dare disposizioni da una scrivania, e per continuare a solcare i cieli su un aereo, ma anche perché a dispetto del talento e del coraggio del pilota, è sempre stato allergico alla disciplina e a farsi inquadrare. Viene così convocato dall'antico rivale "Iceman" Kazansky alla scuola di guerra aerea, la "Top Gun" appunto, per addestrare una squadra di giovani piloti per una missione considerata ai limiti del possibile, per distruggere un arsenale radioattivo. E, visto che nel gruppo di allievi c'è anche il figlio dell'amico fraterno Goose, morto, come sappiamo, in un incidente per cui Maverick si sente responsabile, non sarà una faccenda semplice... Rimandata per due anni l'uscita sugli schermi, come molte grosse produzioni, passata la mano al regista Joseph Kosinsky, che diresse Cruise in "Oblivion", il secondo "Top Gun" era un potenziale rischio per la carriera della star de "Il socio", perché riprendere un personaggio di un grande successo di molti anni addietro non sempre significa che il pubblico risponda con entusiasmo, ma gli alti incassi che la pellicola sta ottenendo negli States e fuori sono un verdetto di scommessa vinta. Certo, è un'operazione furba eccome, che amalgama la nostalgia, con tanto di qualche canzone della storica colonna sonora dell'86, il giubbotto e gli occhiali iconici, a una maggiore cura nella costruzione del racconto, con qualche spruzzata vispa di ironia, e una spettacolare maggior tecnica nelle riprese dei voli. Però, pur uscendo in un momento in cui forse sarebbe meglio non parlare di conflitti e guerre ( anche se, diciamolo, esiste un periodo in cui queste non avvengono?), questo sequel è giocato molto meglio del primo film, Cruise si mette al servizio del film e dà più spessore al suo personaggio, che era fin troppo testosteronico nell'originale, e la narrazione è robusta e prende lo spettatore fino al finale. Ovviamente ci sono delle grossolanità ( per dirne una, non è così semplice sottrarre un caccia da una base militare e non farsi poi abbattere...), però l'operazione funziona, nel suo insieme: difficile che ci sia un capitolo terzo, nonostante Tom Cruise stia proseguendo sine die con il franchise di "Mission: impossible", ma per la legge del box-office le sorprese potrebbero esserci.


 
JURASSIC WORLD-- IL DOMINIO ( Jurassic World: Dominium, USA 2022)

DI COLIN TREVORROW 

Con CHRIS PRATT, BRYCE DALLAS HOWARD, SAM NEILL, LAURA DERN.

FANTASCIENZA/AVVENTURA

Si chiude anche la seconda trilogia del mondo "Jurassic", che va a formare quindi un'esalogia, lungo quasi trent'anni: dal 1993, anno in cui Steven Spielberg trasse dalle pagine del bestseller di Michael Crichton un film che rivoluzionò, a livello di effetti speciali, il cinema di fantascienza, riportandolo a incassi spaventosi ( infatti, fino all'avvento di "Titanic", quattro anni dopo, il primo episodio dei dinosauri ricreati infranse i record di incasso, e divenne dal '93 al '98 il campione assoluto al box-office). L'idea, questa volta, è di riunire gli eroi  della prima e della seconda trilogia per concludere e attrarre i fans più accesi di "Park" e "World": avevamo lasciato, alla fine del "Il regno perduto", le creature preistoriche rigenerate in laboratorio libere di andare per il mondo, in seguito alla scelta etica di non sopprimerle, per quanto "non nella loro era", oramai organismi che avevano diritto alla vita. È passato qualche anno, e l'ex addestratore di Velociraptor Owen si è ritirato con la compagna Sophie in un posto di montagna a formare una famiglia anomala con la ragazzina clone della figlia del socio di Hammond, magnate che avviò il progetto "Jurassic Park". Nel bosco vicino casa vive anche Blu, la velociraptor che Owen ha portato con sé, e che ha generato a sua volta una piccola Raptor: quando una banda di scellerati, al soldo di potenti che tramano nella genetica, rapiscono sia la cucciola di dinosauro che la ragazzina, scatta la caccia, che porterà in gioco anche il trio protagonista del primo film, il dottor Alan Grant ( Sam Neill), la ricercatrice Alice ( Laura Dern) e il matematico Ian Malcolm ( Jeff Goldblum). Il film, per una buona metà, si differenzia dallo schema consueto di questa serie, giocando maggiormente sull'azione tout court, seguendo parallelamente le storie dei personaggi principali che vanno, ovviamente, a congiungersi per il gran finale; curiosa la storia del regista Colin Trevorrow, che ha diretto nel 2015 il film che ha inaugurato questa seconda trilogia, con grosso esito commerciale, per poi  infilare un fiasco sonoro come "Il libro di Henry" , e di seguito vedersi affidare il capitolo conclusivo della saga di "Star Wars" e sfilare di mano, per tornare invece a chiudere "Jurassic world". Questo per dire che la regia è, insieme, il pregio in più e il limite di questo lungometraggio: se Trevorrow si lascia andare a citazioni cinefile e strizzate d'occhio per i fans della serie e del cinema fantastico in generale, ampliando e diversificando il divertimento, è altrettanto vero che il film rimane spesso in superficie, abbozzando, presentando in scena personaggi che lasciano andare una battuta o evitano un pericolo, per staccare e passare a un'altra analoga situazione, facendo sì che questo episodio mantenga una dimensione da meccanismo spettacolare, ma anche rutilante alla lunga distanza. Nuove creature compaiono, tra cui una sorta di aggressivo pinguino rosseggiante, e un gigantosauro, ma il risalto è sempre per i velociraptor e per l'immarcescibile T-Rex.

sabato 4 giugno 2022


LEI ( Her, USA 2013) 
DI SPIKE JONZE
 Con JOAQUIN PHOENIX, Amy Adams, Olivia Wilde, Rooney Mara.
SENTIMENTALE/FANTASCIENZA 
È un immediato futuro, quello nel quale si svolge "Her": si fa sesso tra sconosciuti virtualmente, ma per telefono, si scrivono lettere d'amore a estranei da parte di persone che non si conoscono, e appunto questa è la professione del protagonista del film, il quale è reduce dalla fine di un matrimonio, evento che non sa accettare, e vive una fase di sospensione perenne. Decide così di sperimentare una nuova forma di intelligenza artificiale, a cui dà un nome nome e un'identità femminile: da lì in poi, l'uomo si lascia andare a conversazioni sempre più rivelatrici del suo animo e del suo Io più nascosto, come succede in un relazione amorosa vera e propria, che cresce via via con la conoscenza e con l'abbassare le difese. Ma è sentimento o ossessione? Spike Jonze, su soggetti mai banali, ha elaborato le sue commedie, che sono sempre anche riflessioni su temi etici, molti passi avanti rispetto alla media del cinema corrente: cineasta non prolifico, ha scelto sempre in maniera accurata gli argomenti su cui imperniare le proprie sceneggiature ( e per questa ha vinto il suo secondo Oscar nella categoria, dopo "Il ladro di orchidee"), dando modo agli attori che sceglie per dare volto ai suoi personaggi, di ragalarsi performances particolari. E qui, infatti, Joaquin Phoenix, si mette addosso buona parte del film, con una prova intensa, spaurita e allo stesso tempo ridicola, brillante e drammatica insieme: la voce di "Lei" in originale è di Scarlett Johansson, il doppiaggio tuttavia rende benissimo le sfumature ora sensuali, ora nevrotiche, ora ingannatrici, ora ingenue, di una personalità non reale ma che ci fa credere che invece lo sia. E non ci si illuda: il mondo impersonale descritto da Jonze in questo film è veramente simile al nostro, con la gente che non si parla, incollata fissa agli schermi, che siano quelli di uno smartphone o quelli di un monitor. Il finale apre, meno male, all'incertezza, ai rischi e a quel traballante universo che è quello dei rapporti umani, ma senza provvedere a dare risposte solide.
 

giovedì 2 giugno 2022


 
MARILYN HA GLI OCCHI NERI ( I, 2021)
DI SIMONE GODANO
Con STEFANO ACCORSI, MIRIAM LEONE, Thomas Trabacchi, Valentina Oteri.
COMMEDIA 
Diego è uno chef di talento, che ha attacchi d'ira incontrollati e una serie di tic nervosi perpetui, Clara una bugiarda compulsiva: si incontrano un un centro riabilitativo,  e tra i due nasce una simpatia, certo non agevolata dai problemi di entrambi. Grazie alla verve di lei e alla bravura in cucina di lui, e per via della fiducia data loro dallo psicologo-coordinatore del centro, viene data agli ospiti della comunità la possibilità di aprirvi un ristorante, che, contro ogni previsione, ha pure successo. Naturalmente sorgeranno complicazioni . Al terzo film diretto, Simone Godano sta venendo fuori come un autore di commedie con temi un po' fuori dall'usuale, con personaggi più curati della.media dei titoli di analogo genere del tempo, con maggiore spessore, che non siano semplicemente macchiette o stereotipi. Tra l'altro, offre a Stefano Accorsi un'occasione notevole per dare la sua migliore prova al cinema, in un ruolo in cui spazia da un compulsivo accumulo di tic a momenti di fragilità e vulnerabilità da bravo interprete. E l'approdo a un finale tutto sommato roseo, anche se non semplice, è meno banale e scontato di quanto si potrebbe presagire. Peccato che, quando il film è stato distribuito nei cinema( sia detto, in una stagione poco consona, tra chiusure e problemi legati all'emergenza-virus, alla visione in sala), non abbia riscontrato un forte interesse da parte degli spettatori: sicuramente recupererà sulle piattaforme.