lunedì 22 giugno 2020

In dvd il violentissimo prison movie Cell Block 99 - Nessuno può ...Un comico di due metri entra in prigione: Brawl In Cell Block 99
CELL BLOCK 99- Nessuno può fermarmi
( Brawl in Cell block 99, USA 2017)
DI S. CRAIG ZAHLER
Con VINCE VAUGHN,  Jennifer Carpenter, Don Johnson, Udo Kier.
DRAMMATICO
Spettatori dallo stomaco delicato, il nome in regia di S. Craig Zahler vi sia di monito: se non avete visto il suo cruento western "Bone Tomahawk", anche questo "Cell block 99" non scherza quanto a accelerate di violenza impressionante. E' di scena un tipo poco raccomandabile, che nello stesso giorno perde lavoro come carrozziere, e scopre che la moglie è un'altra relazione. Da come metodicamente distrugge l'auto della donna, seppure proponendole subito dopo un patto per salvare il matrimonio, capiamo che il soggetto in questione è sia pericoloso che molto difficile da far desistere, ed infatti, quando di seguito si mette a smerciare droga per un trafficante, e fa fuori i compari di ventura messicani per non far loro sterminare una pattuglia di poliziotti, finendo in carcere, ci si prepara ad una escalation di sangue e scontri crudeli. Ambientato perlopiù in galera, con una messa in scena sostanzialmente minimale, "Brawl in cell block 99" ha una prima parte in cui lentamente la regia narra gli aspetti della spirale che porta a perdersi nei soldi troppo facili dei traffici illeciti, e successivamente, il ricatto degli ex datori di lavoro che escogitano una minaccia veramente infame, che scatenerà la furia del protagonista. Rispetto a "Bone tomahawk" forse la violenza è leggermente meno di impatto ( il film con Patrick Wilson e Kurt Russell include una delle uccisioni più rivoltanti degli ultimi anni), anche se appare paradossale parlare in questi termini di un lungometraggio in cui si decapita la gente a suon di calci o si sfondano teste con i piedi; Vince Vaughn, fino alla seconda stagione di "True detective" passato perlopiù come attore brillante, si cala con scioltezza nei panni di un truce energumeno che perpetra la propria natura bestiale con lucida ferocia, e Don Johnson dà volto ad un direttore di penitenziario eccentrico quanto feroce. Cult movie? Forse no, perchè in fin dei conti pare quasi metodica anche la maniera con cui Zahler punta a scioccare il pubblico, quasi una provocazione hard programmata, che forse vuol far parlare del film soprattutto per questo. Vediamo se sarà un cinema che si evolve o si chiude in sè.
The Scalphunters (1968) | THE FILM YAPSeymour Movies Retrospective: “The Scalphunters” — That Gene Seymour
JOE BASS L'IMPLACABILE 
( The scalphunters, USA 1968)
DI SIDNEY POLLACK
Con BURT LANCASTER, Ossie Davis, Telly Savalas, Shelley Winters.
WESTERN
Era già cambiata l'aria a Hollywood, non era più detto che i cattivi fossero gli indiani, e, anzi, spesso potevano risultare alleati fondamentali, o un'etnia da imparare a rispettare e amare: western picaresco, con una coppia di protagonisti messi insieme per forza, come spesso spiega l'avvio di questo sottogenere, che si ritrovano prima appunto soci per caso, poi via via ostili e amici allo stesso tempo, e di un lungo inseguimento, che vede infatti il cacciatore Joe Bass cercare di riprendere il suo carico di pelli che una banda di farabutti avvezzi a vendere gli scalpi dei pellerossa ( da qui il titolo originale, "The scalphunters"). 
Tra le prime regie di Sidney Pollack, che riprende di nuovo Burt Lancaster come primo attore, e lo farà anche in "Ardenne '44, un inferno", anticipando il rapporto forte del regista con alcuni interpreti, come Robert Redford e Harrison Ford, utilizzati in più pellicole, il film infonde elementi da commedia nel racconto, dando modo a comprimari come Shelley Winters, di rilievo nonostante il relativo secondo piano del suo personaggio, e Telly Savalas, villain cialtrone e sottilmente sadico, di prendere spazio e rendere più corposi i loro caratteri. Lancaster, che aveva già cominciato a impersonare uomini di una certa età, nonostante fosse ancora relativamente giovane, sembra spassarsela a dare corpo ad un personaggio sagace e con un codice morale solido, nonostante la vita che ha fatto, e Ossie Davis è una spalla che a tratti rischia di prendersi il film: non una delle cose più belle di un regista mai troppo apprezzato, elegantemente popolare e autore mai dimentico del pubblico, ma godibile e fluidamente scorrevole.

venerdì 19 giugno 2020

5 Things to Know About the New Little Women Movie 2019film: Little Women (2019) - movies.ch - cinema, film & dvd in Svizzera
PICCOLE DONNE  ( Little women, USA 2019)
DI GRETA GERWIG
Con SAOIRSE RONAN, Emma Watson, Florence Pugh, Timothée Chalamet.
DRAMMATICO
Il romanzo di Louisa May Alcott è tra i più adattati al cinema, si contano in tutto sette versioni diverse, comprendendo questa, lungo diversi decenni, prendendo il canovaccio edito nel 1868, in realtà primo di quattro libri: Greta Gerwig, chiamata a dirigere la sua opera terza, ha voluto presentare questa rilettura del classico che diverse ragazze e appassionati di letteratura hanno seguito con passione. La famiglia March, e soprattutto le quattro sorelle che ne rappresentano l'ultima generazione, è al centro del racconto, con Jo, come sappiamo, vera protagonista della vicenda: le sue aspirazioni letterarie, la sua personalità forte e la sua volontà di non chinare il capo a scelte conformiste la pongono in risalto. Impaginata con garbo e con classe, la nuova versione di "Little women" mette in scena il racconto con buon piglio narrativo, esibisce un senso di scena ed immagine che pare evidenziare la maggior maturità di cineasta della Gerwig, che cura bene anche i dialoghi tra i personaggi e la conduzione degli interpreti, facendo sì che la tensione tra Jo e Laurie non venga mai meno, e l'ambientazione nel Massachussets nella seconda metà dell'Ottocento sia scrupolosa e densa. In sostanza, la regista pare migliorata non poco, giungendo ad un bel livello di gestione di trama e elaborazione dei personaggi.Nel cast funziona tutto, ma merita menzione la grinta ribelle della Ronan, così come la strenua passionalità tuttavia timida del pervicace ma anche un pò opportunista Laurie di Chalamet, giovane divo rampante. 
Ecco il trailer di Revenge: sesso, bugie e Matilda Lutz nel film ...Film Review: Revenge | The Northern Echo
REVENGE ( Revenge, F 2017)
DI CORALIE FARGEAT
Con MATILDA LUTZ, Kevin Janssens, Vincent Colombe, Guillaume Bochède.
AZIONE
La giovane e avvenente Jen viene portata, a bordo dell'elicottero di lui, dal suo amante, facoltoso, piacente e però sposato, nel cottage di lusso in cui egli trascorre i weekend in cui va a caccia: l'imprevisto arrivo di due amici e compagni di battute dell'uomo genera una situazione in cui un'improvvisa assenza del tipo finisce nello stupro della ragazza. Con sommaria praticità, il suo ganzo, quando ritorna, vorrebbe sistemare le cose dando una cospicua somma alla ragazza, ma quando quest'ultima non accetta, i tre mostreranno tutta la loro ferocia, scatenando di seguito quella di lei... Acclamato da diversi recensori come risposta, in piena rivolta #metoo, ai machismi o al consueto tenere le figure femminili in secondo e terzo piano, presentando un'insospettabile guerriera, "Revenge" sembra aver ricevuto anche troppe incensazioni per le sue fragili spalle. La regista Coralie Fargeat sa, eccome, come usare le inquadrature e come riprendere, esaltandoli, i dettagli, però pare proprio che non si vada oltre un'estetizzazione della violenza, come molti altri film bollati come B-movie di lusso: per non parlare poi della logica della narrativa, andandoci pesante di inverosimiglianza in inverosimiglianza, da far apparire il secondo ed il terzo "Rambo" come dei manuali di coerenza del racconto e di gestione appunto della veridicità dei fatti mostrati. Ancora, se questa volesse essere una risposta ribelle al sessismo fin troppo tempo messo in atto contro le donne, che dire di tre tipi maschili aberranti, la cui repellenza emerge in ogni inquadratura, dalla ripugnanza alla viltà, dalla brutalità all'arroganza, fino al nessun rispetto nè per l'ambiente, nè per le donne, nè per ogni forma di vita? Non raccontando nulla di nuovo, nel genere "rape & revenge", dando anzi una forma fin troppo rileccata all'operazione, mette in evidenza la presenza scenica dell'italoamericana Matilda Lutz, che si mette in un vero e proprio tour de force fisico, ma per il resto questa pellicola abbastanza equivocata offre poco altro.

venerdì 5 giugno 2020

Immagina che - RSI Radiotelevisione svizzeraThomas Haden Churchi in una scena del film Immagina che: 120003 ...
IMMAGINA CHE (Imagine that, USA/D 2009)
DI KAREY KIRKPATRICK
Con EDDIE MURPHY, Yara Shaidi, Thomas Haden Church, Ronny Cox.
COMMEDIA
Manager sulla breccia, le cui consulenze sono parecchio richieste,  Evan Danielson è un padre separato piuttosto esecrabile, che non trova mai il tempo per dedicarsi alla figlia, la quale ha uno strano comportamento, isolandosi sotto una piccola coperta e parlando con due amiche immaginarie: quando viene fuori che la bimba riesce a prevedere come il settore di mercato in cui opera il padre si direzioni, e riesce ad anticipare soluzioni o prevedere grossi problemi, il genitore cerca di usare questa sua capacità per rilanciarsi e spuntarla su un rivale molto quotato.... Spesso, nonostante sia partito come un campione della commedia sboccata e con battute al peperoncino, Eddie Murphy nei periodi di stallo della sua ormai ultratrentennale carriera, ha girato film che strizzavano l'occhio al pubblico dei più piccoli, rimanendo a galla nella non semplice jungla dello star business hollywoodiano. Appartiene a questa categoria anche "Immagina che", in cui appunto Murphy dà corpo ad un padre troppo distratto dal proprio egocentrismo, che recupera sia il rapporto con la propria bambina, sia una versione di sé più matura e migliore: della regia del poi non più pervenuto Kirkpatrick, va detto che, sia stato per esigenze di budget o per scelta, l'idea di non rendere visibili le fantasie della piccola sottolinea l'intento della storia, e cioè che usare la propria immaginazione è sempre e comunque uno stimolo importante. Abbastanza in palla Eddie Murphy, che, pur beccandosi una candidatura al Razzie Award per questa prova ( il premio antitetico agli Oscar, cioè per i peggiori dell'anno), per la verità convince più che in altri ruoli, e perlomeno prova a metterci il mestiere e la verve di un attore vero e proprio, anzichè giocarsela con i clichés di sempre. Leggerino eccome, ma non spiacevole.
Dolittle - 2020 - Recensione Film, Trama, Trailer - EcodelcinemaO.V.) Dolittle | UCI Cinemas
DOLITTLE (Dolittle, USA 2020)
DI STEPHEN GAGHAN
 Con ROBERT DOWNEY, Jr., Harry Collett, Michael Sheen, Antonio Banderas.
FANTASTICO/AVVENTURA
Le avventure del dottor Dolittle, creato dallo scrittore Hugh Lofting come personaggio della letteratura per ragazzi, è un veterinario con la fantastica dote del poter interloquire con tutti gli animali: già portato sullo schermo con i volti di Rex Harrison prima, e Eddie Murphy poi, rivive una volta ancora con le fattezze di Robert Downey, jr., il quale ha voluto fortemente questo progetto, risultando tra i produttori. Con l'apporto della computer graphic, e, nella versione originale, contando sulle voci di star varie ( tra cui John Cena, Marion Cotillard e Ralph Fiennes), il film ha avuto i costi di un kolossal vero e proprio, giungendo a circa 175 milioni di budget, e anche per l'effetto-blocco del coronavirus, ha visto fermarsi gli incassi internazionali che stavano risollevando le sorti dell'ambiziosa produzione, non andata benissimo negli Stati Uniti. Diretto, insolitamente, da Stephen Gaghan, che da sceneggiatore e regista pareva dedicarsi più volentieri a progetti più impegnati, il film può piacere ai ragazzini per l'umanizzazione degli animali in scena, qualche battuta indovinata, e per la serafica partecipazione di Downey jr.: meno agli adulti, che troveranno puerile il dipanarsi della trama, abbastanza "appiccicata" tutta la parte che riguarda il personaggio di Banderas ( sembra messo lì per allungare il minutaggio, diciamolo). Non è da bocciare in toto, lo spettacolo qua e là non manca, ma viene naturale chiedersi quando si deciderà, l'interprete risorto con "Iron Man", a cimentarsi in qualche ruolo più di spessore e "normale" drammaturgicamente: aveva dato le tonalità giuste al Vendicatore rosso e oro, può farlo anche con altri personaggi.