PARASITE ( Gisaengchung, S.KOR 2019)
DI BONG JOON-HO
Con SONG KANG-HO, Park So-Dam, Choi Woo-Shik, Lee Sun-Kyun.
GROTTESCO/DRAMMATICO/COMMEDIA
Da Maggio scorso, lunga e trionfale la cavalcata di "Parasite", che ha visto prima premiare il film con la Palma d'oro, e poi, oltre a guadagnare la nomination per il miglior film straniero, è arrivato a vincere addirittura l'Oscar sia in quella categoria, sia in quella per il miglior film dell'anno, diventando così il primo lungometraggio in lingua non inglese a ottenere lo storico riconoscimento. Dark comedy dotata di un sarcasmo belluino degno di un Ferreri d'annata, che sfocia in un inevitabile bagno di sangue, il film commisera la condizione di tutti, al di là degli strati sociali, descrivendo la fatuità schifiltosa e compiaciuta dei ceti ricchi, che la miseranda condizione, anche cultural-relazionale, dei poveri, per i quali la connessione Whatsapp è divenuta vitale, e si dà a questa una valenza cruciale, in barba al degrado in cui si possa vivere. Girato con fluida eleganza, e contrassegnato da scene di un umorismo paradossale mordace e velenoso ( la lotta tra disgraziati sulle note di "In ginocchio da te" di Gianni Morandi!, la rassegnazione del recluso nei sotterranei della villa, che per sfuggire ai debiti vive una volontaria prigionia appena allietata dalle visite segrete della moglie), il film rappresenta un precedente importante nell'assegnazione dell'Oscar; anni fa un film con un soggetto così corrosivo e agile nel definire la follia che pulsa nei divari economici e sociali dell'umanità, difficilmente avrebbe trovato la via della premiazione, ed invece anche gli oltre 40 milioni di dollari incassati su suolo americano specificano che forse certo gusto degli spettatori, solitamente vituperati e considerati grossolani, ha fatto considerevoli passi in avanti. E veder premiato un cineasta che sa sposare lo spettacolo, con la lettura politica della società globale, è un atto di giustizia che merita plauso.
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