UN GIORNO DI PIOGGIA A NEW YORK
( A rainy day in New York, USA 2019)
DI WOODY ALLEN
Con TIMOTHEE CHALAMET, ELLE FANNING, Selena Gomez, Jude Law.
COMMEDIA/SENTIMENTALE
Avrebbe dovuto essere il film di Woody Allen "per" Amazon Studios, quindi l'adeguamento ai tempi di un grande regista: del resto, alle logiche dello streaming si è adattato di recente anche Martin Scorsese con il suo "The Irishman", e perchè non possono farlo altri maestri coevi? Nel seguire la vicenda dei due fidanzatini di buona famiglia che passano un weekend nella Grande Mela, e si separano per questioni logistiche, ma poi una serie di circostanze protrae la divisione, e si susseguono incontri disparati, che li porteranno, però, a confrontarsi con il loro rapporto e quel che vogliono da esso. Ambientazione e trama sono molto alleniane: gli scorci newyorkesi sono sempre carpiti con conoscenza e amore per la città cui l'attore e regista appartiene, e le nevrosi sentimental-esistenziali di molti dei personaggi sono parte dell'ormai lungo corollario al quale ci ha abituato da una cinquantina d'anni e più. Però, fin dall'inizio, la sensazione che questo sia un copione stiracchiato, con due giovani quasi anacronistici (lui che si chiama Gatsby, addirittura, gira con la sigaretta con bocchino, lei viene dalla provincia e ostenta entusiasmo e ingenuità, parlano di autori di cinema grandi ma difficilmente assimilabili ai gusti di ventenni odierni) che sono fin troppo caratterizzati, e si muovono in mezzo a personaggi purtroppo contrassegnati da clichès, vedi il regista tormentato e in crisi creativa, il divo latinoamericano seduttore, e via enumerando, è forte. Mettiamoci anche una situazione da pochade classica ma trita, come l'arrivo della fidanzata a sorpresa mentre si sta per concludere la scappatella: scarse le occasioni di sorriso, e una certa monotonia narrativa, nonostante, appunto, le varie cose che succedono in soli due o tre giorni ( a proposito, in una metropoli incontrare vecchie conoscenze in strade non principali è abbastanza inusuale, soprattutto se succede più volte in poco tempo...) fanno sì che questo divenga uno dei lavori di Allen meno riusciti in generale. Forse la querelle con lo studio che doveva distribuire la pellicola ha influito, gli scandali che perlomeno dall'inizio degli anni Novanta hanno accompagnato la carriera dell'autore di "Manhattan" si ripetono: ma questo è il lavoro fiacco di un autore che, forse anche per la prolificità con cui ha sfornato film, sembra più che mai dedito a ripetere se stesso. Dispiace dirlo, ma, a parte il dialogo rivelatore tra Chalamet e Cherry Jones, che nel ruolo della madre gli narra un impensabile passato, vero momento cardine di una commedia spesso poco saporita, si riscontra ben poco di colui che ha scritto molti dei dialoghi che, al cinema, ci hanno maggiormente impressionato lungo i decenni.
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