ROGER WATERS THE WALL ( Roger Waters The Wall, GB 2014)
DI SEAN EVANS e ROGER WATERS
DOCUMENTARIO
Penultimo lavoro concepito e realizzato da membro dei Pink Floyd, per Roger Waters, e personale bandiera da decenni portato con (giustificato) orgoglio, "The Wall" è ancora oggi uno degli album più celebrati, e apprezzati, mai usciti nella Storia del rock e in quella della musica leggera. Portato in tour tra il 2010 ed il 2013, il disco, sentitissimo dal musicista, diventò nel 2014 un documentario codiretto dallo stesso Waters, assieme a Sean Evans: sulla scena, ogni brano del doppio album, accompagnato da coreografie e scenografie imponenti, energia e potenza del rock ampliate dalla magnificenza di un impianto adeguato, ed un manifesto persistente e vivo "anti" tutto ciò che condiziona e disumanizza. Per certi versi, si potrebbe parlare di "Roger Waters The Wall" come di un film-concerto, ma nel resoconto intenso di quello che accade sul palcoscenico sulle note delle varie "In the flesh?", "Another brick in the wall", "Hey you", "Mother", "Confortably numb" e il resto, Waters ha inserito squarci personali, come la lettera che comunicava alla madre l'avvenuta morte in battaglia del padre, il saluto alle vittime della guerra (scena splendida, in cui Waters suona la tromba nel cimitero), il viaggio in macchina per raggiungere Anzio. In una efficacissima ripresentazione della trentina ( in realtà sono 29, ad esser precisi) del disco, da indurre a sospettare vagamente un uso del playback da parte del rocker britannico ( ma, inquadrato spesso in primo piano, o è un mago della sincronizzazione labiale, o è appunto in gran forma vocale), Roger Waters, pur da anni lontano dai compagni d'avventura della band ( anni fa chiamò in più interviste "bastardi" Gilmour, Wright & Mason), conserva uno spirito ostinatamente anarcoide, e le musiche e testi del suo grande disco ( personalmente, ritengo il capolavoro assoluto dei PF "The final cut", però) continuano a appassionare, commuovere e far pensare e sognare. Apice del live, la sequenza in cui il muro si disintegra, rivelando luce e colori: vero che un concerto dà la massima sensazione solo se lo si sta seguendo presenti sul prato, sugli spalti o comunque "vicino", ma se in platea, o ovunque guardiate questo "Roger Waters The Wall", se tale sequenza vi procura un batticuore in più, un disco di 38 anni fa ha ancora una volta fatto centro.
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