lunedì 6 aprile 2015


BLACKHAT (Blackhat,USA 2015)
DI MICHAEL MANN
Con CHRIS HEMSWORTH,TANG WEI,Viola Davis,Leehom Wang.
THRILLER/AZIONE
E' già classificato tra i maggiori "tonfi" dell'anno, nonostante siamo solo agli inizi di Aprile,il film che ha rivisto Michael Mann tornare dietro la macchina da presa, a sei anni di distanza da "Nemico pubblico":costato un bel pò di denaro, anche se in verità, per le cifre che circolano a Hollywood i settanta milioni di dollari di budget di questo thriller d'azione, cifra senz'altro considerevole, sono meno impressionanti delle cifre dietro ad altri film,"Blackhat" rischia di costare la carriera al suo autore. Di fatto, ha incassato dieci volte meno del suo costo,e questo, spesso, è un grosso handicap per un cineasta. E ha ricevuto recensioni non entusiaste, quando non addirittura strafottenti: ed è un peccato, perchè è un film molto più complesso della media del suo genere, ed è molto meglio del lavoro precedente di Mann ( il film su Dillinger è tra i suoi meno riusciti, a mio parere). Fin dall'avvio, in cui viene mostrata l'elaboratissimo percorso che passa tra un click su una tastiera e le sue conseguenze sulla Rete, "Blackhat" (è, in gergo, il termine che definisce gli hacker più pericolosi e all'avanguardia) procede, come il cinema dell'autore di "Heat" ci ha insegnato, con descrizioni accurate di un mondo spietato, in cui azioni violente prima o poi scaturiscono per regolare i conti, o ridefinire i rapporti tra le forze in campo;nel caso, qualcuno molto avido di soldi, mette a rischio una centrale nucleare in Cina,e causa un caos nell'alta finanza facendo balzare alle stelle i prezzi della soia. E può fare molto di peggio,quindi viene formato un team ripescando un hacker dal carcere, che aveva concepito il sistema operativo del misterioso malfattore cibernetico,accoppiandolo ad un vecchio amico cinese,mettendo i due sulle tracce del criminale. Attenzione, però, per quanto l'introduzione sia attorno al mondo dei virus dei computer, si parli di IP e codici, questo lavoro è un vero e proprio thriller d'azione, che quando inserisce la marcia accelerata, sa tenere lo spettatore in tensione e all'improvviso lascia esplodere sparatorie letali, in cui i corpi vengono sbalzati lontano, o vengono crivellati. Uno dei pochi cineasti capaci di imprimere ai propri lungometraggi atmosfere western, perchè anche la cruenta resa dei conti finale, va in questo senso:l'eroe si gioca il tutto per tutto ,pur in condizioni quasi disperate, solo contro un nemico la cui vigliaccheria è pari solo ai propri mezzi e alla ferocia dei suoi sgherri. E le storie d'amore, nel cinema manniano, sono sempre sentite, mai troppo sullo sfondo, qualcosa cui aggrapparsi per voler sopravvivere:così questa tra l'hacker americano e la ragazza cinese,come lo sono state quelle tra Colin Farrell e Gong Li in "Miami Vice",e Daniel Day-Lewis e Madeleine Stowe ne "L'ultimo dei Mohicani". C'è da augurarsi che questo bel film sia riscoperto, e c'è da domandarsi cosa non abbia funzionato per generare tanto disinteresse da parte del pubblico, per un film che alterna momenti spettacolari, una robusta mano narrativa che non concede soste,e una lettura del cambiamento delle minacce, che possono essere ancora più terribili, perchè messe a punto da perfetti ignoti, e condotte in segreto, ma gli effetti possono essere devastanti. 

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