LO HOBBIT-LA BATTAGLIA DELLE CINQUE ARMATE
(The Hobbit:Battle of the Five Armies,USA/NZ 2014)
DI PETER JACKSON
Con MARTIN FREEMAN,RICHARD ARMITAGE,Ian McKellen,Orlando Bloom.
FANTASY/AVVENTURA
Alfin cala il sipario sulle avventure in Terra di Mezzo.Tutte le trame sospese nell'oscuro "La desolazione di Smaug" trovano soluzione,come era lecito aspettarsi,la storia d'amore tra il Nano Kili e l'elfa dai capelli rossi,l'assalto dei Nani guidati da Thorin Scudodiquercia all'oro difeso dal crudele drago Smaug,il suo lanciarsi con spirito vendicativo sulla città di pescatori che minaccia di sparire sotto il suo fuoco,l'avventura dello Hobbit Bilbo Baggins insieme alla squadra di Thorin,e la cattura di Gandalf il Grigio a Dol Guldur.Quasi due ore e mezza di scontri,battaglie,combattimenti all'ultimo sangue,per il capitolo più violento dell'intera saga,e un ritorno ad un'epica che conduce alla novella di guerra,in un racconto denso,che non dimentica "L'ultimo dei mohicani" in versione Michael Mann:quello che lasciava perplessi,se c'era verso,de "Il signore degli anelli" era che nessuno degli eroi,per quante sofferenze incontrasse e per quante scorribande belliche attraversasse,soccombeva,invece qui Peter Jackson narra che la guerra lascia sul campo morte e cambiamenti,spesso tragici.Dei tre segmenti che raccontano l'antefatto dell'impresa di Frodo,Aragorn & co.,pur con tanti stravolgimenti rispetto al testo originale di Tolkien,questo risulta il migliore,per tenuta di tensione e capacità di avvincere lo spettatore ad uno spettacolone che ha,oltre a una forte carica visiva,anche un gusto del racconto e della dimensione leggendaria dell'Avventura,non facile da trovare al cinema. Più in disparte del solito il Gandalf di McKellen,spettatore comunque abile a trovarsi un ruolo in momenti decisivi il Bilbo di Martin Freeman,l'altra saga di Jackson trova anche la maniera di inumidire gli occhi agli spettatori più sentimentali con la risoluzione del sentimento tra due creature di diversa provenienza:quando,alla fine,i titoli di coda giungono a sancire la definitiva parola "fine",viene quel languore che implacabile morde quando si conclude un'opera a cui ci si è fortemente affezionati.
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