KILLING SEASON (Killing season,USA 2013)
DI MARK STEVEN JOHNSON
Con JOHN TRAVOLTA,ROBERT DE NIRO,Milo Ventimiglia,Elizabeth Olin.
AZIONE
Un prologo spiccio,ambientato nella cruentissima guerra dei Balcani,storia recente,neanche vent'anni or sono.E in breve si è lanciati nella storia:un ex-ufficiale dell'esercito USA si è ritirato a vivere nei boschi,e incrocia un viandante grande e grosso,che gli dà una mano a far ripartire l'auto che ha avuto un problema.Piove,l'ex-militare offre una cena all'altro,i due si fanno confidenze,e la cosa finisce in una sbornia.Ma l'incontro non era casuale:l'uomo di passaggio è un sopravvissuto alla guerra,e ha conti personali da regolare con l'altro.Lo scontro sarà violento,con ribaltamento di ruoli,e ognuno tirerà fuori il suo lato più violento,e insieme la più abile sagacia.Il film doveva essere diretto da John McTiernan,ed invece è passato a Mark Steven Johnson,del quale si ricorda le non proprio epiche gesta registiche con "Daredevil" e "Ghost Rider", e quindi c'era di che rabbrividire.Vero che sono in scena due star oggi passatelle,ma capaci di far felice qualsiasi regista abbia a che fare con loro,ma basta ricordare "Righteous kill" che vedeva insieme De Niro e Pacino per farsi passare gli entusiasmi.Eppure,pur riconoscendo che forse in mano a un altro regista le cose sarebbero state migliori, da "Killing season" si può rimanere affascinati.Un dramma avventuroso piuttosto teso,crudo e senza timore di presentare due personaggi in lotta tra loro che non riescono a sopprimere la propria natura violenta,e la crudeltà umana di cui sono stati insieme testimoni e rei.E un aroma western che permea tutta la pellicola,dall'attesa minacciosa di cui è piena tutta la parte dell'incontro tra i due,alla caccia senza requie che i due si danno,fino alla conclusione,non banale e umanistica. Tra De Niro e Travolta,forse,la spunta,recitativamente,il secondo,ma anche il vecchio Bob stavolta sembra molto più in palla di quanto sia risultato negli ultimi anni:il film è concentrato quasi esclusivamente su loro due,richiama un titolo scorticato come "The hunted" di William Friedkin,che lo ricorda per ambientazione e temi,e coinvolge emotivamente lo spettatore.Non ha avuto pareri particolarmente benigni dalla critica,ma è un lavoro interessante,e inspiegabilmente non arrivato sul grande schermo da noi.
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