giovedì 30 giugno 2016


MOTHER'S DAY ( Mother's day, USA 2016)
DI GARRY MARSHALL
Con JENNIFER ANISTON, KATE HUDSON, Jason Sudeikis, Julia Roberts.
COMMEDIA
La madre n.1, divorziata e in rapporti sereni con l'ex-coniuge, apprende all'inizio del film che egli si è risposato, e con una donna molto più giovane; la madre n.2 gira su un grande camper, e vuole fare una visita a sorpresa alle figlie, con una delle quali ha avuto attriti in passato, ed ignora che una si è sposata con il medico indiano che lei non voleva vedere al suo fianco, e l'altra vive con un'altra donna; la madre n.3 è una donna affermata, lavora in tv, ed un giorno si ritrova davanti la figlia che aveva dato in adozione quando era nata. "Mother's day", nuova commedia del veterano Garry Marshall ( fu il regista di "Pretty Woman") intreccia queste tre storie di donne e famiglie, con attrici ed attori solidi, ed una Julia Roberts, che lo stesso director lanciò definitivamente, che si "accontenta" di una parte da comprimaria de luxe, per quanto essenziale al racconto. Quando ci si pone di fronte ad un film così, si ha il forte sospetto che molto sia prevedibile, che si viaggi senza ritorno verso un finale conciliante e una visione sostanzialmente rosea del mondo: andate tranquilli, che non avrete sorprese. Perchè non c'è un singolo snodo della sceneggiatura che non prevederete, non c'è un personaggio che si affacci di cui non immaginerete la dinamica nel corso della narrazione, non c'è una minima sorpresa che sia tale. Diligente e ad un'acqua di rose che più non si può, lo script gagliardamente risolve razzismi, crisi di identità, complessi di non appartenenza e crisi di mezza età, nonchè paura della solitudine, si intende, in tre battute: Marshall ne cura ordinatamente l'allestimento, dirige il cast professionalmente, ma nonostante i nomi in cartellone, non c'è un'interpretazione degna di particolare nota. Se avete bisogno di una rassicurante, stucchevole ora e mezza di cinema sanvalentinesco, siete i benvenuti...

mercoledì 29 giugno 2016


THE BOY ( The boy, USA 2016)
DI WILLIAM BRENT BELL
Con LAUREN COHAN, Rupert Evans, Diana Hardcastle, Ben Robson.
HORROR
Per affrancarsi da un recente passato molto travagliato, la giovane americana Greta si candida come babysitter del pargolo di due anziani e assai benestanti coniugi che vivono in un villone in Inghilterra: i due distinti e un pò strambi signori elencano le varie regole da tenere nella gestione del loro erede, ma quando alla ragazza viene presentato Brahms, si scopre che è un pupazzo dalle fattezze molto ben curate, ma sempre oggetto inanimato. I padroni di casa devono assentarsi per un viaggio, e lasciano la protagonista sola nel maniero, con la bambola di coccio, e ovviamente, visto che siamo nel campo dell'horror, cose sempre più inquietanti si manifestano.... Come spesso accade in questo genere di pellicole, finchè si gioca sull'atmosfera via via più tesa e su piccoli dettagli inquadrati che servono a tenere lo spettatore in progressiva ansia, "The Boy" funziona abbastanza bene, è ben impaginato, il rapporto tra silenzi apparentemente quieti e dialoghi in cui spunta sempre fuori qualcosa di sconcertante è ben impostato, e Lauren Cohan è credibile nella sua straniante dimensione ad accudire un bambino che non c'è. Quando, a due terzi di narrazione, si comincia a fare i conti con le spiegazioni e a dover stringere il cerchio, molto del costruito sfuma, e si fa meno interessante, compresa l'apparizione di un ospite molto indesiderato, e un finale diluito oltremodo, che si risolve in scene molto viste in titoli precedenti. Il regista William Brent Bell, forse, su sceneggiatura meglio costruita, potrebbe avere i numeri per allestire buoni thriller o horror, però deve imparare a scegliere vie meno prevedibili per i brividi...

martedì 28 giugno 2016


IO SONO VENDETTA ( I am Wrath, USA 2016)
DI CHUCK RUSSELL
Con JOHN TRAVOLTA,Christopher Meloni, Amanda Schull, Sam Trammell.
AZIONE
Nel parcheggio dell'aeroporto in cui è appena arrivato, al protagonista John Travolta uccidono la moglie che è venuta a prenderlo. Sotto shock per l'evento, l'uomo è un ex-agente delle forze speciali che comincia una personale indagine sull'accaduto, scoprendo che, invece della tragica conseguenza di un tentativo di rapina, l'omicidio della consorte era mirato, perchè teneva l'amministrazione di un personaggio politico, e forse era venuta a conoscenza di qualcosa di gravemente illecito. Contattato un antico commilitone, Travolta si tatua sulla schiena la frase "I AM WRATH" ( sarebbe "Io sono Ira", ma il titolo l'ha tradotto diversamente...), traendola dalla Bibbia, e scatena una sanguinosa vendetta, eliminando ad uno ad uno i colpevoli. Se vi sembra la trama di un filmaccio con Charles Bronson o Steven Seagal, avete la sensazione giusta: prevedibile in ogni passaggio, mette un Travolta bolso e con un parrucchino che fa ricordare involontariamente il gorillone del "King Kong" di De Laurentiis in situazioni d'azione in cui è vistosamente a disagio, sposando in pieno le tesi del vigilantismo e della giustizia "fai da te", con una flebile moraletta da cittadino risentito contro i politici corrotti. Uno scivolone notevole per una star che da troppo tempo non azzecca il film giusto, eppure è risaputo che saprebbe anche recitare: è noto che un divo arrivato alla fase della terza età, a Hollywood ha sempre difficoltà a trovare copioni e parti giuste. Pure Russell ha avuto i suoi buoni giorni, vedi "Nightmare 3" ( uno dei migliori capitoli delle macabre avventure di Freddie Krueger) e "The Mask", ma sembra più specializzato a girare film di poco conto.

mercoledì 22 giugno 2016


THE NICE GUYS ( The nice guys, USA 2016)
DI SHANE BLACK
Con RUSSELL CROWE, RYAN GOSLING, Angourie Rice, Kim Basinger.
AZIONE/COMMEDIA/THRILLER
Le coppie apparentemente mal assemblate sono da sempre nella penna e nel cinema di Shane Black, colui che inventò "Arma letale", e a tre anni dall'eclatante successo mondiale di "Iron Man 3" unisce una sorta  di picchiatore per conto terzi ed un detective di terza categoria, nell'improbabile tentativo di venire a capo di una storiaccia  a proposito di pornostelline, una legge per modificare il traffico losangelino, e delitti vari. I due protagonisti si conoscono quando il primo pesta e rompe un braccio all'altro, che ha una figlia molto più sveglia di lui al seguito: però, scampando via via a sparatorie, killer di ampia pericolosità, voli giù da palazzi altissimi e auto lanciate contro, i due diverranno alleati e forse anche amici. "Buddy movie" che sta in bilico tra scene d'azione e disgressioni molto ironiche, "The Nice Guys" è un consapevole divertissement che ricrea abilmente l'atmosfera dei tardi anni Settanta, tra vetrate che esplodono senza ferire nessuno, proiettili che si conficcano sempre ad un passo dagli scombiccherati "eroi", cattivi che aspettano sempre un pò troppo per chiudere la partita: forse non tutto il potenziale in gioco viene sfruttato bene dalla regia di Black, ma l'abbinamento Crowe/Gosling è azzeccato. Se il primo è ormai fisicamente lievitato abbondantemente, e appare più di una volta goffo nelle scene d'azione pura, il secondo rivela un talento comico non indifferente ( la scena della toilette strappa risate a scena aperta), e probabilmente una seconda puntata delle avventure fracassone della coppia potrebbe non essere una cattiva idea, anche se ad una conferenza stampa Crowe ha detto che è difficile. Dipenderà dalla resa commerciale della pellicola, e, ovviamente, dalle proposte lavorative future per il divo neozelandese...

LA CONGIURA DEGLI INNOCENTI ( The trouble with Harry, USA 1955)
DI ALFRED HITCHCOCK
Con JOHN FORSYTHE, SHIRLEY MACLAINE, Edmund Gwenn, Mildred Natwick.
COMMEDIA/GIALLO
Quando uscì venne presentato sui manifesti come "l'Hitchcock che non vi aspettavate", e ancora oggi, benchè figuri tra i classici del regista de "Il caso Paradine", è considerato una mezza anomalia nella carriera dell'autore inglese: "La congiura degli innocenti" è una commedia a sfondo giallo, che verte più su equivoci e raggiri, viaggiando piuttosto su un fraintendimento generale. Al centro di tutto c'è un cadavere, che viene trovato in una radura, di cui un maturo ex-marinaio si crede responsabile, per uno sparo tirato a casaccio, in una battuta di caccia; nella faccenda vengono coinvolti un pittore spiantato, una sposina con figlio a carico, e una nubile che comincia ad immalinconirsi. Tutti vogliono capire cosa sia successo, e  contribuire a coprire il misfatto: il Caso, ovviamente, getterà tutti in confusione e risolverà autonomamente la vicenda, con lieto fine per tutti. Se si vuole, è una delle pellicole più apertamente sarcastiche di Hitch, perchè, nonostante i non pochi sorrisi che suscita, il tono lieve e il quadro "old tradition" con i colori di un autunno vivo, si mette in scena il pratico cinismo di un piccolo gruppo assemblato fortuitamente, il ripetuto vilipendio di un cadavere, i raggiri alla legge del posto, e una latente ottusità truccata da semplicità; ambientato in un microcosmo che pare estrapolato dal mondo dei "Looney Tunes", il film è diretto, scritto e recitato con una leggerezza mirabile, godibile dalla prima all'ultima sequenza, e Hitchcock non perde neanche qua il vizio di giocare con la suspence, soprattutto nel prefinale, in cui i sotterfugi dei quattro protagonisti rischiano di essere scoperti. Esordio per Shirley MacLaine, mentre John Forsythe tratteggia un "eroe" con lati oscuri e spigolosi, come quando finge di farsi piacere il figlioletto di lei. Una chicca che non può mancare a cinefili vari, e soprattutto agli appassionati del grande Alfred.

lunedì 20 giugno 2016



LA POLIZIA INCRIMINA, LA LEGGE ASSOLVE ( I, 1973)
DI ENZO G. CASTELLARI
Con FRANCO NERO, Fernando Rey, James Whitmore, Delia Boccardo.
POLIZIESCO
Alla regia Enzo G. Castellari, uno dei più conosciuti registi del cinema di genere nostrano, per protagonista Franco Nero, forse il più "sospeso" tra i divi italiani degli anni Sessanta/Settanta tra titoli da botteghino e cinema d'autore, un titolo di quelli che lo stesso regista definiva da "me' cojoni" ( nel senso che rimanevano impressi, quelli più insignificanti erano invece definiti "e 'sti cazzi?"). C'è un commissario di polizia che cerca di debellare le gesta di criminali organizzati ed efferati, un maturo boss della mala che rappresenta il versante più "gestibile" da parte della polizia, un vecchio poliziotto che ha fatto da mentore al protagonista, e vari personaggi che sgomitano per affermarsi tra denaro e atti di violenza varia. La lotta tra l'uomo di legge ed i delinquenti sarà senza esclusione di colpi, con molti dolori e dispiaceri per l'eroe furente: non è tra gli esempi più beceri o truculenti, "La polizia incrimina, la legge assolve", anche se non dice granchè di originale, ha grinta e Castellari ci mette un buon mestiere sia nel racconto che nelle sequenze d'azione. Semmai, convince il giusto un Franco Nero troppo sopra le righe, che si lascia andare a scoppi d'ira ogni tanto, meglio il pacato Fernando Rey, anche se doppiato male, e James Whitmore, caratterista di lusso oggi purtroppo dimenticato. 

venerdì 10 giugno 2016


X-MEN: APOCALISSE ( X-Men: Apocalypse, USA 2016)
DI BRYAN SINGER 
Con JAMES MCAVOY, JENNIFER LAWRENCE, MICHAEL FASSBENDER, Oscar Isaac.
FANTASTICO/AZIONE
Atto terzo del reboot delle avventure degli Uomini X, teatro degli eventi il 1983: nelle prime scene facciamo la conoscenza di colui che può essere considerato il primo mutante della Storia, En Sabah Nur, che adotterà il leggero nome di "Apocalisse". Dormiente in una delle piramidi, si ridesta con l'aiuto di adepti di una setta, e dopo averli fatti morire, esce nelle strade del Cairo, salvando una giovane ladra e assassinando coloro che la inseguivano, intraprendendo un progetto che vedrà la distruzione dell'umanità, con quattro cavalieri scelti da Apocalisse: Magneto, Tempesta ( che è la ladra salvata), Psylocke e Angelo. Per gli esperti di comics sono nomi consueti, e comunque facciamo qui la conoscenza anche dell'elfo oscuro Nightcrawler: Bryan Singer ritorna a ordire le trame dei mutanti,  formando nel finale la squadra più celebre degli X-Men. Rispetto al precedente "Giorni di un futuro passato", si può dire che il racconto, nonostante le varie sottotrame lo portino ad essere un pò dispersivo, è molto meno sconclusionato, e sebbene  alcuni personaggi, importanti nell'universo Marvel e soprattutto dei mutanti, siano poco più che presentati, senza approfondire molto, il film è godibile sia come cinema d'azione, che pellicola di fantascienza. Nonostante la lunghezza ciclopica ( due ore e venticinque minuti, ma sembra sia diventato il trend per i film di supereroi, vedi anche "Batman V Superman") e qualche momento a prova di facile ironia, come il malvagio Apocalisse preso a cazzotti e incapace di reagire, come nei più elementari film di mostri giapponesi degli anni Sessanta, la serie sembra avere ancora fiato per nuovi sviluppi. Nel cast, i tormenti del Magneto di Fassbender spiccano per consistenza e resa dell'interprete.

giovedì 9 giugno 2016




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YOUTH-La giovinezza ( Youth, I/CH/F, 2015)
DI PAOLO SORRENTINO
Con MICHAEL CAINE, HARVEY KEITEL, Rachel Weisz, Paul Dano.
DRAMMATICO
Il trionfo agli Oscar del 2014 ha proiettato Paolo Sorrentino tra i cineasti di spicco della cinematografia europea, più ancora di prima. Il passo successivo, come tenne a dichiarare il regista napoletano, sarebbe stato un film "piccolo": a livello di cast, tutt'altro, perchè ci sono Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda. E "la giovinezza" è il tema, benchè gli attori principali siano due grandi agèes del cinema come Caine e Keitel, nei panni di due artisti, amici da una vita, che soggiornano in un lussuoso resort svizzero, rilassandosi, confrontandosi e riaprendo vecchi e mai finiti discorsi. Sorrentino, rispetto non solo a "La grande bellezza", ma anche ad altri suoi titoli, ha girato un lungometraggio visivamente ricco, come ci ha abituato, con dialoghi elegantemente acuti, ma che più che mai, anche se per nove decimi di durata, sembra celarlo, punta sul sentimento: cose non dette in un rapporto lungo decadi, dubbi mai chiariti e verità tenute nascoste si affacciano, e di due caratteri cui il talento ha aperto prospettive e cambiato il percorso vitale, uno ha soffocato per quanto possibile il proprio lato emotivo, l'altro lo ha esposto maggiormente, con inciampi e errori forti per ognuno. Una scelta irrevocabile e apparentemente inaspettata fa da contrappeso a un riemergere dei sentimenti, finalmente: notevoli sia Michael Caine che Harvey Keitel, sempre più convincente Paul Dano, ma lascia il segno anche la breve, furente apparizione di Jane Fonda. Come in una partitura musicale, "Youth" intraprende un crescendo che parte da una sordina e sfocia in un'aria, letteralmente: tutta la parte finale del film esprime qualcosa che va molto vicino alla poesia. Forse il lavoro più bello, sicuramente il più toccante, dell'autore di "Il divo".

lunedì 6 giugno 2016


DON CAMILLO E L'ONOREVOLE PEPPONE ( I, 1955)
DI CARMINE GALLONE
Con FERNANDEL, GINO CERVI, Leda Gloria, Claude Sylvain.
COMMEDIA
Terzo episodio di una serie di cinque film ( c'è anche "Don Camillo e i giovani d'oggi", del 1972, ma i due personaggi principali cambiarono volto, con Gastone Moschin ad impersonare il sacerdote e Lionel Stander nei panni del sindaco comunista), "Don Camillo e l'Onorevole Peppone" prosegue la disfida tra i due nemici/amici in quel di Brescello: questa volta Peppone è intento a condurre una campagna elettorale che dovrebbe portarlo a Roma come deputato, abbandonando il paese, la carica di sindaco e il piccolo mondo cui appartiene. Benchè le scintille siano il loro normale rapporto, a Don Camillo che l'eterno rivale abbandoni dispiace alquanto, e, anche per via di una crisi matrimoniale del robusto sindaco, che ha preso una cantonata per una compagna bella e giovane venuta da Roma, molto inquadrata nel "Partito", cerca di frenare la partenza di Peppone. Si sa, il mondo originato da Giovanni Guareschi, che trovò una via fortunatissima al cinema nella capace rappresentazione di Fernandel e Gino Cervi, è una fiaba bonaria che però racconta un modo di intendere la politica e l'Italia di quel periodo ( qui dovremmo essere tra il '48 e il '49) che si è perso, e forse un pò rimpiangiamo: i due interpreti principali, affiatati e in parte, valgono da soli la visione, e il finale, che rimanda a altri rivali/amici che l'Italia si porta nel cuore, come Coppi e Bartali, fa simpatia. Certo, tanta ingenuità, e se si vuole, una bella dose di superficialità: il cambio di regia, dal Julien Duvivier dei primi due episodi al Carmine Gallone di questo e del successivo "Don Camillo...monsignore ma non troppo", accentua probabilmente questa sensazione, ma è uno svago gradevole.


MIA MADRE ( I, 2015)
DI NANNI MORETTI
Con MARGHERITA BUY, GIULIA LAZZARINI, John Turturro, Nanni Moretti.
DRAMMATICO
E' celebre la frase di Gian Luigi Rondi, decano della nostra critica, che lanciò un monito a un Nanni Moretti più giovane, dicendo "Spostati, e lasciami vedere il film!", a dire che secondo il recensore, il cinema dell'autore di "Bianca" era troppo incentrato sul regista e protagonista; ma Nanni, da qualche anno in qua, sembra aver preso proprio una direzione del genere, nei film da lui diretti, lasciandosi un ruolo importante ma di fianco. E' successo ne "Il Caimano", in "Habemus Papam" e anche nella sua ultima fatica, "Mia madre": in cui la protagonista è Margherita Buy, regista alle prese con la lavorazione di un film, che vive una doppia crisi, per via delle sempre peggiori condizioni di salute della madre, e dell'opera che la tribolare più del solito. Tra le bizze di una star americana che dà più grattacapi che soddisfazioni, la sempre minore concentrazione della regista sul proprio operato, e le domande senza risposta che la assillano, è il racconto di una personalità forte , determinata sul proprio lavoro, quanto disadattata nel gestire le cose pratiche e sentimentali, e impreparata ad accettare il cambiamento che impone una crescita, e la perdita di persone care. Moretti, va da sè, ha voluto raccontare una crisi personale e se stesso, ritagliandosi il ruolo del fratello della protagonista, ma mettendo molto di sè nel personaggio principale: del resto, che "nessuno ti vorrà bene come la mamma" e che "Non torneranno più le merendine e i pomeriggi di Maggio", Nanni lo aveva messo in conto già dal 1989, con un'altra crisi, quella intellettuale e politica di "Palombella Rossa". "Mia madre" è un film che a qualche aficionado dell'autore non è piaciuto moltissimo, ma è il rischio che si corre quando si fa un discorso fin troppo sincero: un cast ben intonato, in cui vanno nominati perlomeno Giulia Lazzarini, che dà toni di grande umanità ad una madre anziana, lucida e in deperimento, ma serena, e John Turturro, che recita benissimo un attore che non recita bene. In un andirivieni di realtà e sogni, di leggerezza e dramma, imprime la decisa svolta finale verso un ignoto ma improrogabile futuro, accettare quello che la vita presenta: non è facile per nessuno, tanto meno per chi tende a rifugiarsi nel ricordo e nelle positività dello Ieri, ma è l'unica strada percorribile.

venerdì 3 giugno 2016


CODICE 999 ( Triple 9, USA 2016)
DI JOHN HILLCOAT
Con CASEY AFFLECK, CHIWETEL EJIOFOR, Anthony Mackie, Kate Winslet.
NOIR/AZIONE
Il "Codice 999" del titolo, in originale "Triplo 9", in gergo della polizia di Atlanta, ove il film è ambientato, significa "Agente a terra", e determina una richiesta di rinforzi, con forte concentrazione di mezzi per sparatoria in corso: è ciò di cui intende approfittare una squadra di poliziotti corrotti che mettono su rapine rapide e violente nella città americana, che per motivi legati al capobanda, deve compiere due colpi su commissione di una dark lady della mafia russa. Per quanto si possano pianificare le cose e si possa essere abili professionisti del crimine, qualcosa di imprevisto farà andare storto tutto, è una delle regole del noir più classiche, e John Hillcoat la applica per la chiave di volta di questo action thriller, in cui moralmente si salvano in pochissimi, e fisicamente ancora meno. Nel crescendo di violenza e tensione che "Codice 999" sa amministrare con proprietà, dopo un inizio leggermente faticoso, anche se spettacolare, si procede tenendo lo spettatore sul chi vive, con un paio di stratagemmi di sceneggiatura indovinati ( anche se chi è appassionato di gialli potrebbe arrivarci un attimo prima che gli vengano mostrati): il regista de "The Road" compie qui un lavoro assai migliore che nel precedente "Lawless", mettendo su le scene d'azione con ritmo e buon coinvolgimento emotivo, tratteggiando un ambiente spesso sordido con la durezza necessaria. Nel cast, ben costruito, spiccano la sofferta destrezza di Chiwetel Ejiofor, e la sofisticata ferocia di Kate Winslet.