SUBURRA (I/F, 2015)
DI STEFANO SOLLIMA
Con PIER FRANCESCO FAVINO, ELIO GERMANO, CLAUDIO AMENDOLA, ALESSANDRO BORGHI.
DRAMMATICO
A Roma, dal 5 al 12 Novembre 2011, che viene definito il "giorno dell'Apocalisse", sarcasticamente, si intrecciano diverse storiacce: c'è un senatore allacciato alla mala di estrema destra che in un gioco erotico a tre è coinvolto nella morte di una delle due ragazze presenti; un criminale del giro della Magliana che ha contatti con le famiglie della camorra e punta a stringere i tempi per fare di Ostia una nostrana Las Vegas; un capoclan di origine rom particolarmente feroce, cui uccidono un fratello e vuole scatenare vendetta; un giovane leone delle borgate che scalpita per avere più potere; un p.r. dalle ambizioni megalomani che si ritrova indebitato nelle mani del capoclan di discendenza gitana. In mezzo, droga, sparatorie, accordi sottobanco, l'imminenza delle dimissioni del papa e del presidente del Consiglio, in un'orgia di abusi di potere, intrallazzi, carognate di ogni tipo, e regolamenti di conti da far apparire certe lande centroamericane in mano ai vari cartelli dei narcos molto simili. Dal libro di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, che partecipano anche alla sceneggiatura, coadiuvati dai resistenti alfieri del cinema impegnato Stefano Rulli e Sandro Petraglia ( sul lavoro di questi due sceneggiatori sarebbe bene fare più luce, in anni di fiero disimpegno hanno continuato a portare la croce e cantare lo stesso), un film cupo, che coniuga scene d'azione e impennate di violenza al racconto denso dell'eterna penombra delle stanze del Potere, con una deplorazione della corruzione che inquina e erode l'Italia e Roma, resa in maniera vibrante. Sollima aveva già mostrato di essere un regista su cui contare in "A.C.A.B." e nella serie tv "Romanzo criminale", qui fa un passo avanti intersecando i vari intrecci narrativi in un'opera lunga due ore e un quarto che non perde un colpo di tensione: c'è da dire che "Suburra" rinuncia a diventare un grande film in qualche passaggio fin troppo romanzato delle analogie con i vari casi di "olgettine", dell'affaire Marrazzo, e via enumerando, e dando troppe risposte nel finale alle storie di ognuno dei personaggi mostrati. Però è un film capace di coinvolgere lo spettatore senza dare epica al mondo criminoso che illustra, anche se evidenzia le differenze tra i vari caratteri, con intuizioni registiche non esenti da finezze, nonostante il furore messo in scena( basti la sequenza della strage vista con l'ottica della ragazza sotto effetto di stupefacenti): del cast, tutto molto credibile, è giusto dire bene in blocco, e però va sottolineato, una volta ancora, come Claudio Amendola sia cresciuto ed abbia imparato a recitare di mezzi toni, il che ne fa un interprete di gran spessore.
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