VOLEVO NASCONDERMI (I, 2020)
DI GIORGIO DIRITTI
Con ELIO GERMANO, Andrea Gherpelli, Francesca Manfredini, Valerio Traldi.
DRAMMATICO/BIOGRAFICO
Uscito appena dopo il festival di Berlino 2020, e quindi penalizzato fortemente dalla maledetta esplosione dell'emergenza Covid, "Volevo nascondermi", quarta regia in quindici anni di Giorgio Diritti, è divenuto poi il film simbolo della ripartenza delle proiezioni collettive della prima riapertura delle sale, nell'Estate seguente. Ovunque presentato, il film su Antonio Ligabue, ha fatto incetta di premi, dal festival tedesco, ove Elio Germano si è aggiudicato il premio quale migliore interprete, ai David di Donatello ( sette vinti), ai Nastri d'Argento. Concepito come un racconto di una vita, ma con la scansione irregolare di una mente non consueta come quella del pittore protagonista, il film ne narra l'infanzia infelice in Svizzera, e il prosieguo carico di dolore filtrato dalla sensibilità smisurata, dagli attacchi d'ira e dalla creatività dell'artista in divenire. Diritti illustra con partecipazione una vita solitaria, tra l'ignoranza che deride quel che non capisce ed è per forza di cose "diverso", e il percorso tra stupori come di un fanciullo, e ritrosie caratteriali, di un genio dalle spine evidenti. Mai pietistico o troppo insistente sulle potenziali derive verso il melodramma, il film è scritto e diretto con sobrietà e apre alla compassione verso una creatura tanto disgraziata, quanto tenace nel cercare di esprimere il proprio mondo interiore: la scena in cui Ligabue ritrova la signora che ne aveva incoraggiato l'estro è realizzata con raro tatto, e suscita una commozione non scontata. Un cast funzionale, attorno alla strepitosa prova di Elio Germano, che infonde alla raffigurazione del pittore una carica che la padronanza dei propri mezzi attoriali calibra nella furia e nella tenerezza. Nota di merito, tra le altre cose, ai truccatori, che compiono un lavoro magistrale sugli attori, facendo percepire il segno del tempo con la massima verosimiglianza.