lunedì 30 novembre 2020


E' NATA UNA STELLA ( A star is born, USA 1976)
DI FRANK PIERSON
Con BARBRA STREISAND, KRIS KRISTOFFERSON, Cary Busey, Paul Mazursky.
DRAMMATICO
Terza versione ufficiale ( quanto a imitazioni e rifacimenti non dichiarati lasciamo perdere, o stiamo lustri) del plot portato per la prima volta sul grande schermo da William Wellman nel '37, e già era un riadattamento di "A che prezzo Hollywood?", "E' nata una stella" versione '76 fu un progetto molto voluto da Barbra Streisand, all'apice della fama, che lo coprodusse anche. Nel racconto del musicista di grande successo perdutosi nelle proprie incertezze e nell'alcoolismo, che incontra per caso una giovane cantante e vive con lui una storia d'amore intensa ed appassionata, ma destinata ad un finale tragico per via della sua tendenza autodistruttiva, rifatto poi di recente da Bradley Cooper con Lady GaGa come co-star, si avverte presto dove si va a parare: Kris Kristofferson è un rocker verosimile, in quanto nasceva come cantante, poi divenuto attore, Barbra Streisand appare un bel pò dopo, ma, nonostante sia il controcanto "pulito" della storia, per una volta risulta meno convincente, sia come interprete musicale, che come attrice. Bella "Evergreen", ma le altre canzoni non sono il meglio inciso dalla cantante-attrice-regista: e se la fotografia risulta alla fine tra le cose migliori di questa operazione, le musiche, che avrebbero dovuto costituirne la spina dorsale, invece deludono. La regia abbastanza piatta di Frank Pierson, alla seconda prova dietro alla macchina da presa, certificava che il mestiere in cui rendeva meglio era quello dello sceneggiatore: gli si devono, infatti, copioni quali "Quel pomeriggio di un giorno da cani", "Nick Manofredda" e "Presunto innocente".

 

giovedì 26 novembre 2020


MALEDETTA ESTATE ( The mean season, USA 1985)
DI PHILIP BORSOS
Con KURT RUSSELL, Mariel Hemingway, Richard Jordan, Andy Garcia.
THRILLER
Da un romanzo dell'autore di best-sellers John Katzenbach, del quale anche altri gialli sono stati tradotti in film, un thriller che vede un assassino seriale uccidere vittime senza uno schema ben preciso, che poi contatta un giornalista di cronaca nera perchè colpito dai suoi articoli a proposito delle sue "gesta", e intesse con lui un rapporto arrivando ad anticipargli il suo prossimo atto delittuoso. Il reporter vive con disagio, ovviamente, la situazione, e cerca di collaborare con gli investigatori, ma la difficoltà di prevedere chi sarà la prossima vittima del killer è relativa proprio alla casualità con cui sceglie chi verrà assassinato. Diretto in maniera abbastanza anonima dal praticamente poi scivolato nell'oblio Philip Borsos, "Maledetta estate" è un giallo che poco di sé lascia allo spettatore: il protagonista è raccontato con i clichés tipici con cui i giornalisti venivano rappresentati sul grande schermo, dal rapporto conflittuale con il direttore alla redazione-acquario di tipi vari, e pure Kurt Russell qui non convince del tutto, pur essendo un buon attore. A livello di giallo, poi, dato che è un resoconto di un serial killer anomalo e quindi non dà elementi nemmeno al pubblico sul come ragionare su mosse e contromosse verso l'assassino, si procede un pò a naso: prevedibile la conclusione con lo scontro all'ultimo sangue tra il protagonista e il folle, con una suspence che in pratica non monta. Uno di quei film non certo improponibili, ma che non ha in pratica niente per rimanere impresso: da noi uscì l'anno dopo la sua produzione, d'Estate e non in tutte le città. Tra gli attori di contorno, si nota Andy Garcia, di lì a poco pronto ad emergere come cattivo in "8 milioni di modi per morire".
 


IL DITTATORE ( The dictator, USA 2012)
 DI LARRY CHARLES
Con SACHA BARON-COHEN, Anna Faris, Ben Kingsley, Jason Mantzoukas.
COMICO
Lo humour acido e dirompente di Sacha Baron-Cohen, che ha lavorato abbastanza di rado, rispetto a quanto abbia inciso a livello di comicità negli ultimi quindici anni, è qualcosa che verrà esplorato dagli studiosi di cinema: fautore di uno sberleffo irriguardoso e senza filtri, l'attore britannico ha spostato di qualche grado l'asticella del "poter dire e fare" sul grande schermo, per ottenere l'effetto riso. Anche ne "Il dittatore", dopo i vari "Borat" e "Bruno" si sogghigna sul tema scelto: il mondo mediorientale, ma anche l'atteggiamento degli americani, e quindi degli occidentali, verso quella parte di pianeta. Aladeen è un tipaccio, come ogni dittatore esercita il Potere con spietatezza, ma anche con l'impunità del bimbo viziato e sfrenatamente protetto dall'accondiscendenza collettiva, che così agisce per timore delle sue rappresaglie: ma gli si complica la vita il giorno che viene messo in mezzo per una trappola e sostituito da un sosia, ritrovandosi a doversi "guadagnare la pagnotta" in America. Come spesso accade per questo tipo di umorismo irriverente, non tutto funziona a puntino, per qualche risata che sgorga irrefrenabile, ci sono altre gags che divengono cadute di gusto un pò sterili, e quello che in qualche modo non rende questo film del tutto riuscito, è il volerlo inquadrare in una logica narrativa da commedia che "deve" incontrare un lieto fine. Baron-Cohen è comunque un attore meno rozzo di quanto si diverta a voler sembrare, diverse le apparizioni ( da John C. Reilly a Edward Norton via Megan Fox) di spicco ma dalla relativa incidenza sul racconto. Non che non si rida, ma ne rimane poca traccia, e se l'obiettivo era fare satira che mordeva, non è esattamente questa la maniera più appropriata.

 

lunedì 23 novembre 2020


PRECIOUS ( Precious, USA 2009)
DI LEE DANIELS
Con GABOUREY SIDIBE, Mo'Nique, Paula Patton, Mariah Carey.
DRAMMATICO
Arrivato in Italia "sponsorizzato" nientemeno che dal presidente americano in carica, all'epoca, Barack Obama come un film che avrebbe contraddistinto il nuovo corso, "Precious" ebbe meno impatto da noi che in patria, ove raccolse ottimi incassi e vinse diversi premi e attestati entusiastici di stima da parte della critica. La drammatica storia raccontata in questo film contempla l'esistenza tragica di una ragazza nera, obesa e semianalfabeta, che ha subito violenze dal padre e ha partorito un bambino affetto da sindrome di down, frutto del forzato incesto, e vive in una condizione di vessazioni perpetue da parte della madre, che la forza a mangiare, sfrutta il sussidio passando il tempo a guardare la tv e a maltrattare fino alle percosse la povera figlia: in un contesto in cui incuria, ignoranza e afflizione si mescolano ad una cattiveria impastata alla stupidità profonda, per fortuna la giovane protagonista incontra chi può portarla fuori dal suo personale inferno. Tratto da un romanzo firmato da Sapphire, questo racconto di crudeltà e compassione ambientato nella Harlem del 1987 ha un percorso classico, salvo nelle fantasie della ragazza che si vede star sul tappeto rosso, o diva dei nascenti social network, per evadere dal degrado quotidiano in cui vive: la regia di Lee Daniels è meno ispirata di quanto il soggetto richiederebbe, rimanendo su una visione civilista, qua e là scivolando sul superficiale, riscattandosi con la conduzione degli interpreti ( infatti Mo' Nique, nella prova della mostruosa madre della protagonista, è la madre più odiosa vista su uno schermo dai tempi della Faye Dunaway/Joan Crawford di "Mammina cara" che picchiava la figlia con una gruccia). Impossibile, tuttavia, non provare un moto di commozione nella scena in cui Precious finalmente si scuote dalla sua apparente apatia, e, nella classe in cui l'hanno messa, crolla in lacrime: un appello alla pietà verso una povera creatura nata e cresciuta nel posto sbagliato, e accanto alle persone più abiette, che arriva insindacabile.

 

mercoledì 4 novembre 2020


FINCHE' MORTE NON CI SEPARI ( Ready or not, USA 2019)
DI MATT BETTINELLI-OLPIN e TYLER GILPEN
Con SAMARA WEAVING, Adam Brody, Henry Czerny, Andie McDowell.
THRILLER/HORROR
La famosa formula che contraddistingue il matrimonio è, in questo caso, di una certa pertinenza, e anche piuttosto immediata: infatti la neosposina Grace, ebbra di felicità nell'aver impalmato il rampollo della facoltosa famiglia Le Domas, scopre la prima notte di nozze, di dover sottostare ad un rituale non proprio comodissimo. Infatti, tutti i membri della ricca famiglia, danno la caccia a chi sposa uno di loro, che, se sopravviverà alla nottata, potrà considerarsi accolto, altrimenti verrà sacrificato prima dell'alba. Un nascondino mortale, in cui muore, e mica bene, chiunque rintracci la "preda" o venga da questa sopraffatto. Giocato fin dall'inizio su un registro tendente all'ironia, "Ready or not", questo il titolo in originale, ha una discreta prima parte, quando viene mostrato il vero volto dei magnati Le Domas, però non regge del tutto la corsa, arrivando a inscenare ben quatto potenziali finali, scegliendo, infine, la conclusione meno felice, con un'alba rivelatoria che si rifà piuttosto a "Quella casa nel bosco" che ad altri classici dello "slasher movie", per abbracciare finalmente il paranormale. La protagonista, nipote di Hugo Weaving, storico cattivo della serie "Matrix", ci mette una grinta selvatica che non dispiace, che fa bene contrasto con l'isteria a stento trattenuta del suocero Henry Czerny e la finezza gelida della suocera Andie McDowell. Costato relativamente poco, ha incassato circa quattro volte il proprio budget: di solito, nel mondo hollywoodiano degli ultimi cinquant'anni, questo significa, nove volte su dieci, che la faccenda non finisce qui e se ne riparla in un sequel. Abbastanza difficile da imbastire, data la conclusione del film, ma il cinema americano ci ha abituati a  seguiti quanto mai tirati per i capelli, spesso....